“È stato necessario chiamare alla mobilitazione e indire una manifestazione per il primo dicembre per riuscire a incontrare l’assessore alla sanità regionale sulla gestione dell’emergenza Covid”. Queste parole, pronunciate da Giuliana Scarano, segretaria generale della Fp Cgil della Basilicata, spiegano bene la difficoltà delle relazioni con le istituzioni che sembra essere un tratto distintivo di questa fase, non solo in Lucania.

Per sollecitare un confronto, Cgil, Cisl e Uil regionali hanno redatto un documento che non solo indica disfunzioni e ritardi di un sistema sanitario che non riesce a dare risposte adeguate a cittadini e cittadine, ma elenca proposte concrete per potenziare e rilanciare il Ssr. Documento portato all’attenzione dell’assessore Luigi Rocco Leone e sulla cui base è stato redatto un protocollo di intesa tra la regione e le organizzazioni sindacali. Ma tutto questo è avvenuto solo lo scorso 30 novembre, giorno prima della annunciata manifestazione. Ormai la situazione era fuori controllo. Questa terra, che era riuscita ad attraversare quasi indenne la prima ondata e all’inizio dell’autunno non registrava nemmeno un caso, attualmente si ritrova con 6.357 positivi al Covid 19 e per una popolazione di 550mila abitanti è un numero assai rilevante.

Una delle criticità riguarda il tracciamento: “Manca una regia regionale, un protocollo unico su come fare i tamponi e come registrarne l’esito – dice ancora Scarano – e la situazione è talmente confusa che il medico responsabile della piattaforma Covid a livello regionale si è dimesso il 1° dicembre”.

Anche in Basilicata c’è mancanza di personale, servono almeno 1300 tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Per questa ragione le tre confederazioni hanno chiesto di approntare un grande piano di assunzioni ma le operazioni procedono a rilento. “Intanto, dice Angelo Summa, segretario generale della Cgil regionale, vanno prorogati i contratti a temine, ne vanno attivati altri della durata di almeno 36 mesi e occorre pensare ad assumere a tempo indeterminato personale collocato in graduatoria ma utilmente utilizzato in aziende ospedaliere di altre regioni”. Tra le prime cose da fare, sottolineano i dirigenti sindacali, vi è la riorganizzazione della sanità di territorio e l’attivazione di strutture di pronto soccorso nei piccoli ospedali per evitare, come è successo e continua a succedere, che tutti si riversino sul pronto soccorso dell’ospedale di Potenza che rischia di non riuscire ad assistere nè i malati Covid nè gli altri. E poi le Usca: “sono poche - ci dice la segretaria della Fp – nove su Potenza e sei su Matera, vanno potenziate e messe in rete con i medici di medicina generale. Bisogna fare più tamponi e processarli rapidamente per riuscire a individuare gli asintomatici”.

La prima richiesta che è stata inoltrata alla Regione è, però, quella di costituire il Comitato per la sicurezza, previsto dal protocollo tra governo e parti sociali dello scorso 24 marzo, e una cabina di regia – unità speciale di crisi Covid per provare a coordinare gli interventi che servono per salvaguardare dal contagio la popolazione e potenziare il Ssr.

Il 9 dicembre si terrà il primo tavolo tematico per affrontare la questione delle Rsa, al momento anche qui uno dei luoghi dove si sviluppano focolai. “La nostra volontà è quella di arrivare a un sistema di accreditamento con il Ssr delle strutture che si occupano dell’assistenza agli anziani, al momento operano in regime di autorizzazione senza quindi paletti e controlli”, dice ancora Summa che aggiunge: “Abbiamo scelto di fare proposte concrete, non di indicare l’elenco di quanto non funziona. Certo siamo stati ricevuti solo alla vigilia della mobilitazione, ma comunque il confronto sembra partito. Prima di esprimere un giudizio, però, aspettiamo i fatti concreti, che devono essere realizzati urgentemente”.