Gkn e Ita riportano il lavoro, la mobilitazione e l’azione sindacale in primo piano. E poi l’emergenza climatica e il caro energia, i vaccini tra terza dose ai fragili e necessità di immunizzare bimbi e bimbe. La scuola, studenti e docenti, salutati dal presidente Mattarella con l’augurio che mai più Dad.
Se una riflessione si può fare: responsabilità è la parola che unisce tutto. Responsabilità, quella che servirebbe alle aziende nei confronti dei propri dipendenti, quella che servirebbe a imprese e governanti nei confronti del pianeta e delle generazioni future, quella che dovremmo esercitare individualmente e collettivamente nei confronti della salute di tutti e tutte.

Prime pagine

Allarme internazionale quello lanciato da Il Sole 24 Ore che titola: “Bolla edilizia cinese e decisione Fed, tempesta perfetta sulle borse mondiali”. In taglio centrale si torna in Italia: “Grandi opere e Pnrr allarme commissari: procedure in stallo, servono team speciali.
Il Corriere della Sere apre sui Vaccini: “Terza dose, il piano è pronto” e nel sommario: “Figliuolo rilancia la campagna sui vaccini. Gli Stati Uniti riaprono ai viaggiatori immunizzati”.
Stesso tema scelto da La Repubblica: “Un vaccino per i bambini”, e nel sommario spiega: “Pfizer divulga i primi dati dei test su pazienti dai 5 ali 11 anni e apre il nuovo fronte della lotta al Covid. Usa: boom di contagi tra i piccoli, + 240% da luglio. In Italia un nuovo caso su 4 colpisce un minorenne” Ma in contro apertura il quotidiano romano avverte: “Emergenza Climatica, città italiane a rischio”.
Altro quotidiano altro allarme, per Il Messaggero: “Scuola, la beffa dei fondi: vanno alle città più ricche”, secondo il quotidiano di via del Tritone: “Le regole del Pnrr non centrano lo scopo di colmare il divario tra Nord e Sud. Il piano Bianchi: più ore, aule con meno alunni e didattica alternativa”.
Per La Stampa: “Mattarella: no scuole chiuse. Ma crescono le classi in Dad”.
Il titolo d’apertura de Il Fatto Quotidiano sceglie di sparigliare: “Il magnamagna di Toti&Malagò”, mentre il contro apertura “Pfizer: Vaccinare i bambini. Stavolta la scienza è scettica”.
Infine Il Manifesto, unico quotidiano nazionale a dedicare la prima pagina al lavoro e alla vittoria in Tribunale a Firenze della Fiom e dei lavoratori della Gkn: “C’è un giudice per noi”.

Le interviste

A pag. 3 del Corriere della Sera; Daniele Manca intervista il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani che afferma: “Prima arrivavano gli aumenti delle bollette e si tentava di metterci una toppa. Questa volta sta accadendo il contrario. Sappiamo che arriveranno gli aumenti, perché in tutto il mondo sale il prezzo dell’energia, e ci stiamo muovendo in anticipo modificando la bolletta e tentando di mitigare gli aumenti per alcune categorie”. Cingolani prosegue sostenendo che: “Stiamo lavorando alle prime misure urgenti di mitigazione senza perdere di vista la necessità di interventi strutturali, da mettere in campo non solo a livello interno, ma anche europeo. In parallelo ci sono i nostri impegni globali: i lavori preparatori della COP26 che co-presediamo assieme alla Gran Bretagna. Ci sarà poi il G20 presieduto da Draghi. Non si tratta di chiacchiere ma di mettere tutta la comunità internazionale davanti a scelte concrete”.

Su La Repubblica, a parlare, è l’imprenditrice Emma Marcegaglia intervistata da Marco Patucchi: “Ce la possiamo fare. Una crescita del 6% quest’anno è alla portata e il prossimo anno me l’aspetto tra il 4 e il 4,2%. Ce lo dimostra la ripresa degli investimenti, dei consumi e, nel caso della mia azienda, gli ordinativi garantiti fino ad aprile. Dunque l’obiettivo del governo di un più 10% del Pil nel biennio è realistico. Ma bisogna restare con i piedi per terra, guardando da dove riparte l’Italia e considerando che al nostro Paese non bastano le fiammate di ottimismo, quanto piuttosto un percorso di crescita duraturo che si sviluppi nell’arco di almeno un decennio». Emma Marcegaglia, patron dell’omonimo gruppo metal-siderurgico ed ex presidente di Confindustria, è alla guida del B20 che è declinazione imprenditoriale del G20. Analizza con pragmatismo i numeri della congiuntura che fotografano un Paese in veloce ripresa economica: «Perché se l’obiettivo di tornare al ritmo di crescita del 2019 è sacrosanto, dobbiamo anche ricordarci che prima della pandemia il nostro Paese non aveva ancora recuperato per intero quanto perso con la crisi globale del 2008. Insomma, è vero che stiamo correndo più veloci della Germania, ma la strada è molto lunga”.

Venerdì prossimo, il 24 settembre, sarà sciopero mondiale per il clima. Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari pubblica una serie di approfondimenti sul tema. Comincia intervistando Mark Carney, inviato speciale dell’Onu per il clima che sostiene come le crisi climatica, finanziaria e pandemica condividano il declino dei valori umani, solidali e sostenibili: "Non a caso, Amazon e l'Amazzonia (in inglese "Amazon", ndr) si chiamano allo stesso modo, ma la seconda oggi acquista valore solo quando è in fiamme. Dall'economia di mercato - aggiunge - siamo passati alla società di mercato. Bisogna ribaltare gli schemi: salvare il pianeta, ridistribuire le ricchezze, far pagare più tasse alle multinazionali, come ha imposto il G20". L’inviato Onu continua affermando: "Tremila grandi aziende mondiali si sono impegnate a raggiungere e promuovere l'obiettivo di "emissioni zero" entro il 2050. Si parla di 75mila miliardi di euro in asset complessivi. Fino a 18 mesi fa erano solo 4mila miliardi. Saranno sempre di più: chi non investe sull'energia pulita rimarrà indietro o scomparirà. Ciò mi rende ottimista e ambizioso. Ma c'è ancora molto da fare. Per esempio, sarà fondamentale convogliare anche i fondi privati, e non solo Banca Mondiale ed Oms, nella transizione ecologica dei Paesi in via di sviluppo". E conclude il suo ragionamento dicendo che : "Bisogna fare di tutto per ascoltare la Cina, renderla partecipe e artefice della lotta al cambiamento climatico. E così l'India. In questo senso, la piattaforma Sustainable Finance Study Group rilanciata dalla presidenza italiana al G20 può essere un ottimo strumento, così come lo fu il globale Financial Stability Board (Fsb) creato dopo la crisi finanziaria del 2008 presieduto prima da Mario Draghi e poi da me. Il problema di Pechino è che ha un grande pezzo di economia legato all'industria chimica e dell'acciaio. Questo complica le cose. Ma tutti dobbiamo fare di più: in base agli impegni promessi sinora, la temperatura terrestre salirà di 2,1 gradi alla fine del secolo. Un passo in avanti. Ma bisogna scendere a 1,5 gradi per evitare la catastrofe".

Editoriali e commenti

Di lavoro, di quello che si cerca e di quello che si offre, scrive Chiara Saraceno su La Repubblica: “C'è fame di lavoro, ma c'è anche fame di lavoratori. I due fenomeni, invece di compensarsi innescando un processo virtuoso, sembrano svilupparsi in parallelo, dando luogo al paradosso di un tasso di disoccupazione elevato e di decine di migliaia di posti di lavoro che rimangono vacanti”. La sociologa torinese prosegue il suo ragionamento affermando: “C'entra sicuramente il progressivo allontanamento dalle professioni manuali, da parte delle generazioni più giovani, non solo per un legittimo rifiuto di intraprendere una vita lavorativa fisicamente pesante, ma anche a causa del basso livello di riconoscimento sociale e di condizioni di lavoro che non sempre garantiscono la sicurezza, come testimoniano i quotidiani incidenti, spesso mortali. C'entra un sistema formativo che propone il lavoro manuale, anche specializzato, come di seconda scelta e destinato vuoi agli "zucconi", vuoi a chi, di famiglia economicamente modesta, è destinato ad andare a lavorare presto, a prescindere da abilità e desideri. Conta anche una scarsa collaborazione tra scuola e imprese, con queste ultime che si aspettano di ricevere lavoratori già formati, senza metterci del loro già nel periodo formativo. Gli esempi al contrario, che pure esistono, mostrano quanto questa collaborazione possa essere feconda per entrambe, e soprattutto per gli studenti. Infine, contano livelli salariali troppo bassi e percorsi di stabilizzazione lunghi e accidentati. Una questione che non riguarda solo i lavoratori manuali specializzati, ma anche gli ingegneri e che espone a confronti non lusinghieri con Paesi vicini, luoghi di attrazione per i nostri giovani proprio con le specializzazioni di cui le imprese italiane lamentano la mancanza”. E la conclusione è netta, chiara e indica una strada da percorrere: “Non conta invece per nulla, per le difficoltà che incontrano le imprese a trovare le figure di cui avrebbero bisogno, l'esistenza del Reddito di cittadinanza, come vorrebbe una certa vulgata. La stragrande maggioranza dei percettori di Rdc in età da lavoro, infatti, ha qualifiche professionali bassissime o nulle. Anche per questo, come segnalato nell'ultimo rapporto annuale Inps, o non ha avuto alcuna esperienza lavorativa nel mercato del lavoro formale negli ultimi anni o, se la ha avuta o la ha (solo un terzo dei beneficiari), si tratta di occupazioni poco qualificate e temporanee. Per diventare occupabili, o migliorare la loro condizione e aspirare a un salario che consenta di non aver più bisogno del Rdc, devono non solo incontrare una domanda di lavoro non sfruttatoria, che approfitta della debolezza per imporre remunerazioni e condizioni al di sotto della decenza. Hanno anche bisogno di essere inseriti in percorsi formativi che rafforzino le competenze di base e forniscano almeno un minimo di qualificazione”.

Ancora di lavoro, ma sul versante degli incidenti e della mancata sicurezza, interviene su Il Manifesto Marco Caldiroli, presidente di medicina democratica che afferma: “Le sentenze sui morti per la strage ferroviaria e dell'inquinamento da amianto al teatro La Scala sono unite da una regressione giurisprudenziale: negano responsabilità del datore se emerge una qualunque azione del lavoratore concausale all'infortunio”.

Per Mario Baldassarri, pag. 12 de Il Sole 24 Ore, servono “Le tre riforme chiave per lasciarsi alle spalle il ventennio perduto…. Senza un raddoppio del Bilancio l’Ue è condannata all’irrilevanza. Fisco, giustizia e Pa le priorità per il nostro Paese”.

Sul fisco interviene anche chi possiede competenza specifica in materia. Scrive Ernesto Maria Ruffini a pag. 3 di Avvenire “Si scrive tasse ma vuol dire senso civico. Il dovere di versare i tributi è un valore che riguarda tutti gli appartenenti a una comunità, i cittadini”.

Infine sui vaccini, scrive padre Alex Zanotelli su Il Manifesto: I ministri della Salute del G20 si sono ritrovati a Roma dal 5 al 6 settembre, per studiare la possibilità di estendere la vaccinazione a tutti gli esseri umani. Molte le speranze, magri i risultati. Il fatto più grave è che il G20 Salute ha rifiutato la proposta del Sudafrica e dell’India, sostenuta da oltre cento Paesi, di sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini. Nella “Dichiarazione di Roma”, a conclusione del G20 Salute, troviamo solo un generico impegno di inviare vaccini ai paesi impoveriti e la promessa di un sostegno finanziario alla campagna Covax, sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, Unicef e varie fondazioni private. (Il Covax ha promesso di distribuire un miliardo di dosi entro il 2021, ma queste basteranno appena alle persone più a rischio e al personale sanitario). Siamo di nuovo alla carità, che in questo campo non funziona, fa solo il gioco delle potenti multinazionali dei farmaci, Big Pharma appunto.

Come missionario e come cristiano sono nauseato dall’egoismo pagato a caro prezzo dagli impoveriti del Pianeta. È quanto avevo già constatato nei miei dodici anni vissuti nella baraccopoli di Korogocho (Nairobi) durante la pandemia dell’Aids. Negli anni Novanta i farmaci antivirali erano prodotti negli Usa a un prezzo proibitivo per i malati del Sud del mondo, destinati a morire nel giro di pochi anni. Ho accompagnato nella malattia e poi alla morte centinaia di fior fior di giovani, soprattutto splendide ragazzine. Ogni morte era per me uno strazio perché sapevo che erano vittime di ingiustizia. I benestanti si salvavano, perché potevano pagare diecimila dollari a dose per vivere, i poveri invece erano invece marchiati a morte. È un mondo assurdo il nostro, dove l’egoismo è eretto a Sistema.

Lavoro, economia e sindacato

Due le vertenze sindacali che trovano grande risalto nelle pagine dei giornali oggi in edicola. La sentenza del Tribunale di Firenze, cui era ricorso la Fiom del capoluogo toscano, denunciando la Gkn per comportamento antisindacale e l’annuncio della mobilitazione continua da parte dei sindacati dei trasporti, non è pensabile che la nuova compagnia aerea Ita, per di più finanziata largamente dallo Stato, parta assumendo lavoratori e lavoratrici in violazione del contratto collettivo nazionale di lavoro.

Gkn, la Fiom vince il ricorso. I giudici revocano i licenziamenti è il titolo dell’articolo pubblicato da Collettiva.it che fa il punto della vertenza e della decisione del Tribunale

Ne scrivono  - tra gli altri - anche Cristina Casadei su Il Sole 24 Ore: “Gkn, il Tribunale di Firenze annulla 422 licenziamenti; Ilaria Ciuti e Marco Patucchi su La Repubblica: “Illegittimi i licenziamenti Gkn, il giudice dà ragione ai lavoratori; Rosario Dimito su Il Messaggero: “Gkn, il giudice ha bloccato i licenziamenti, l’azienda tratta”; Gabriele De Stefani su La Stampa: Gkn, c’è un giudice a Firenze, non si licenzia con una mail”; Riccardo Chiari su Il Manifesto: “C’è un giudice per noi”.

A proposito di delocalizzazioni secondo Paolo Baroni e Ilario Lombardo (pag. 2 del La Stampa) “Le imprese in fuga dividono il governo. Draghi punta sugli sconti a chi investe. Orlando e Todde insistono per la stretta: chi se ne va paghi il conto. No di Giorgetti che teme l’addio delle multinazionali. La linea del premier: responsabilità sociale ma niente punizioni, dobbiamo attirare capitali e lavoro nel Paese”.

Massimo Franchi su Il Manifesto pubblica un dettagliato articolo su quanto accaduto ieri al tavolo di confronto tra Ita e organizzazioni sindacali: “A quasi due settimane dalla prima rottura del 9 settembre, ieri pomeriggio il presidente di Ita – l’ex Fca Alfredo Altavilla – non ha modificato di una virgola la sua condotta. Come se la mobilitazione dei lavoratori e le tirate di orecchi della viceministra del Mef Laura Castelli non ci fossero mai state, Altavilla ha rilanciato la sua proposta di un contratto con taglio del salario fino al 40%, di permessi e malattia.
Al «no» compatto di tutti i sindacati – l’altra volta le organizzazioni di categoria Anpac e Anpav erano possibilisti sul firmare – la stessa Ita ha annunciato che da oggi procederà alla scelta del personale da assumere, scatenando la protesta del migliaio di lavoratori presenti sotto la sede della compagnia nel quartiere Eur di Roma. Prima i sindacati hanno occupato la sala della riunione con Altavilla piazzando le bandiere fuori dalle finestre e annunciando la «mobilitazione continua», poi i lavoratori hanno iniziato un corteo per le strade del quartiere”. E, ricorda Franchi, la reazione dei sindacati non si è fatta attendere: “Nonostante la disponibilità al dialogo dimostrata dalle organizzazioni sindacali, la dirigenza ha comunicato che procederà in maniera unilaterale», annunciando di aver «unitariamente deciso di non abbandonare il tavolo di trattativa sino a che l’azienda non accetterà di avviare un confronto serio e costruttivo. La mobilitazione diviene pertanto permanente». Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ug, Usb, Fast Confsal e le associazioni professionali Anpac, Anpav, Anp e Navaid. I sindacati «hanno formulato delle controproposte articolate e complessive in merito al contratto collettivo ed alle assunzioni dei lavoratori in Ita e sulle relazioni industriali». I segretari generali confederali ribadiscono la necessità di un intervento del governo-azionista: «La presa di posizione di Ita è molto grave e incomprensibile, anche perché la trattativa poteva proseguire e invece l’azienda ha posto condizioni capestro, chiudendo di fatto lo spazio per un vero negoziato – scrivono Stefano Malorgio (Filt Cgil), Salvatore Pellecchia (Fit Cisl) e Claudio Tarlazzi (Uilt) -. A questo punto è necessario l’intervento della proprietà, cioè il ministero dell’Economia. Ci auguriamo che prevalga il buonsenso e che non si esasperino ulteriormente gli animi, ma che invece ci si renda conto che siamo di fronte al destino di 10.500 lavoratori”.

Collettiva.it mette in evidenza la reazione sindacale: Trattativa su Alitalia, è mobilitazione permanente

Su quasi tutti i quotidiani è possibile leggere, da diversi punti di vista, la cronaca della trattativa e l’annuncio delle successive mosse di Ita che ha annunciato di procedere con la chiamata diretta del 2.800 lavoratori e lavoratrici.

Ancora sui trasporti, ma questa volta su quelli locali, Davide Colella, su Collettiva.it, racconta l’avvio del confronto tra ministero e sindacati sulla rifora del settore: Infrastrutture e trasporti per disegnare il futuro

Altro tema caldo è quello delle pensioni e della revisione dell’Ape Sociale come strumento di superamento di quota 100. Scrive Enrico Marro sul Corriere della Sera: “Mentre sul dopo Quota 100 i partiti continuano a fare campagna elettorale, il lavoro dei tecnici prosegue con buone possibilità di trovare spazio nella prossima manovra di bilancio. Ci riferiamo all’estensione della platea dei lavoratori che svolgono attività gravose e per questo possono rientrare nell’Ape sociale, l’assegno ponte (fino a 1500 euro al mese) che scatta all’età di 63 anni (se si hanno 63 anni di contributi) fino al conseguimento della pensione di vecchiaia o di anzianità….. Rispetto alle 15 categorie previste finora, la Commissione ne ha individuate altre 27 con un indice combinato di malattie professionali e infortuni sopra la media”.

Su Collettiva.it è possibile leggere le proposte di riforma previdenziale di Cgil Cisl e Uil Ecco le pensioni che vogliamo

Sul versante economia, tre le questioni al centro dell’attenzione. I rincari delle bollette dell’energia e i provvedimenti che il governo sta per mettere in campo per calmierare i prezzi; l’emergenza climatica e il messaggio di Draghi alle nazioni Unite con l’impegno di aumentare gli investimenti italiani, e l’allarme dei commissari di alcune grandi opere che scrivono al governo lamentando difficoltà di attuazione dei progetti.

Su quest’ultima questione, a pag. 3 de Il Sole 24 Ore scrive Giorgio Santilli: “I commissari straordinari alle grandi opere nominati dal governo negli ultimi sei mesi lanciano l’allarme: le procedure speciali del Pnrr non decollano, non sono stati ancora nominati gli organi che dovrebbero accelerare l’approvazione dei progetti con le corsie veloci del decreto infrastrutture, i Dpcm di nomina dei commissari non hanno messo a disposizione risorse e strutture tecniche straordinarie necessarie per centrare obiettivi straordinari. Alcuni di questi commissari hanno preso carta penna e hanno scritto al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, per denunciare il pericolo che la Pa non marci compatta sugli obiettivi fissati e che la mancata attuazione delle norme del decreto semplificazioni rallenti il decollo delle opere loro assegnate”.

L'apertura di Collettiva.it è dedicata ad un approfondimento sullo smart working

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