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C’era una volta La Perla, diva bolognese dell’intimo di lusso. Tra pizzi pregiati e sete civettuole faceva sognare celebrità, passerelle e portafogli ben forniti. Ma come in tutte le fiabe riscritte dalla finanza, arrivò l’incantesimo maligno: proprietà ballerine, conti in caduta libera e collezioni finite più nei faldoni che nelle vetrine.
Poi, colpo di scena, ecco il cavaliere. Niente armatura, ma giacca e scarpe comode da aeroporto: Peter Kern, ex gran capo di Expedia. Uno che fino a ieri ti spediva a Honolulu e oggi sogna di rilanciare il reggiseno balconcino. Forse stufo di bagagli smarriti e offerte last minute, ha deciso di investire dove il tessuto conta sul serio.
Così ha messo le mani sulla storica maison felsinea come si prenota una suite vista mare, con tanto di piano industriale incluso. E udite udite: ha promesso di mantenere tutti i posti di lavoro e assumere pure una quarantina di nuove persone.
I sindacati, tra cauta euforia e scaramantica prudenza, parlano di “una speranza concreta” e ora chiedono incontri serrati col nuovo management per far ripartire produzione e vendite. Ma prima di tornare a cucire, serve chiarezza sui tempi dell’acquisizione: nessuno vuole restare in mutande sotto l’ombrellone. E mentre si definiscono i dettagli, il governo è invitato ad attivare gli ammortizzatori sociali. Perché anche il tulle, si sa, ha bisogno di sostegno.
Bravo Kern, per carità. Ma l’applauso più sentito va a chi ha tenuto duro: lavoratrici e lavoratori che hanno lottato per anni senza perdere un grammo di dignità. Altro che collezione primavera-estate: qui c’è stoffa vera, fatta di dedizione e orgoglio. Ora tocca al nuovo padrone non bucare l’occasione. Magari con ago, filo e un pizzico di buon gusto.