C’è un morto, e come sempre in Italia non è un corpo ma un pretesto. Kirk, giustiziato per le sue pericolose idee, diventa subito carburante per i motori arrugginiti dello scontro politico. E mentre la rabbia della gente fatica a trovare parole, la premier Meloni ne ha già pronte troppe: la colpa sarebbe della sinistra che soffia sul fuoco. Patetico, se non fosse tragico: accusare altri di incendi mentre si governa distribuendo taniche di benzina.

Perché il fuoco vero, quello che brucia e lascia cenere, lo alimenta chi da anni costruisce consenso col manuale d’istruzioni dell’odio. La premier è a capo di un esecutivo che ha fatto della criminalizzazione degli ultimi una bandiera: migranti come invasori, poveri come fannulloni, minoranze come minacce all’ordine costituito. Una politica che non governa, ma marchia a fuoco.

Un nome su tutti: Salvini, ministro a tempo perso, predicatore a tempo pieno. Un giorno bacia il simulacro della Madonna come un chierichetto da fiera paesana, il giorno dopo scatena i suoi social a caccia del “nero di turno”. È la liturgia del rosario di odio: un’Ave Maria per la telecamera, un post razzista per i follower. Nessuna coerenza, se non quella della propaganda, che trova la sua gloria non nei fatti ma nei like.

Si accusa la sinistra di esasperare i toni, quando il governo ha già fatto della retorica della paura la colonna sonora del proprio potere. Chi davvero semina divisione sono i professionisti della stigmatizzazione, quelli che trasformano ogni tragedia in occasione di propaganda. E se qualcuno osa ricordare che i discorsi violenti producono violenza reale, subito scatta l’accusa: “strumentalizzate i morti”. Un trucco vecchio quanto il cinismo.

Il punto è che l’Italia non è governata ma sorvegliata a vista da capipopolo che predicano odio come se fosse catechismo. E Kirk, come altri prima di lui, paga il prezzo di un clima avvelenato che non nasce dal nulla ma da un’agenda precisa: dividere, accusare, colpevolizzare. Non c’è più nemmeno bisogno di sofismi, basta coniugare un verbo elementare. Io odio, tu odi, egli odia. Noi paghiamo.