C’è un’idea nobile, quasi evangelica, dietro il nuovo decreto sicurezza: trasformare la miseria in reato, l’emergenza abitativa in codice penale. Il governo, stanco delle vecchie ingiustizie, ha deciso di introdurne di più moderne. Così chi si rifugia in una casa abbandonata, per sopravvivere, diventa improvvisamente un delinquente: sette anni per essersi infilato dove lo Stato ha dimenticato d’entrare.

Si chiama “occupazione arbitraria”, ma è solo l’ennesima traduzione giuridica dell’ipocrisia. Perché a forza di voler difendere la proprietà, si finisce per espropriare la dignità. Mentre i veri abusivi – quelli che speculano, corrompono, evadono e si autopromuovono patrioti – dormono tranquilli nei loro attici abusivi di morale.

Nel frattempo, si inventano procedure lampo per gli sgomberi: la giustizia lenta per i ricchi si trasforma in un espresso per i poveri. Basta due mesi di ritardo nel canone e scatta la catapulta. Chiamano “tutela del diritto” quello che sa tanto di sfratto automatico e manganello legale.

È curioso come il diritto alla casa, sancito dalla Costituzione, venga letto al contrario, come si fa coi bugiardini: effetti collaterali gravi, sospendere in caso di povertà. Del resto, in Italia, la solidarietà civile è ormai un reato d’opinione con l’aggravante di buon senso.

E allora che si faccia ordine, sì: via i senzatetto dalle strade, via gli indigenti dai palazzi vuoti, via la decenza dai codici. Così finalmente la città sarà pulita, lucidata, sterilizzata. Una vetrina perfetta per chi può permettersi di guardare senza vedere.