Il 2 luglio del 1897 a Londra l’Ufficio brevetti concede a Guglielmo Marconi il brevetto per il primo sistema radio. Nell’ottobre 1924, in Italia, Benito Mussolini tiene il primo discorso radiofonico della storia del nostro paese da un trasmettitore in prova fornito dalla Marconi Italia. Il giorno successivo, 6 ottobre 1924, nasce la prima trasmissione radiofonica. La voce è quella di Maria Luisa Boncompagni.

È un programma ancora scarno, composto di musica operistica, da camera e da concerto, di un bollettino meteorologico e notizie di borsa. Nel gennaio 1925 nasce il Radiorario, settimanale ufficiale dell’Uri. Nel gennaio 1928 l'Uri diventa Eiar, Ente italiano per le audizioni radiofoniche. La radio entra sempre di più nelle case degli italiani e vi resterà a lungo, scadendo con il suo suono le tappe fondamentali della storia del nostro paese.

Sarà proprio attraverso la radio che domenica 25 luglio 1943, alle ore 22.45, gli italiani saranno messi a conoscenza della fine del regime fascista e della caduta di Benito Mussolini. “Sua maestà il re e imperatore - verrà ufficialmente comunicato - ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del governo, primo ministro, segretario di Stato di sua eccellenza il cavaliere Benito Mussolini, ed ha nominato capo del governo, primo ministro, segretario di Stato, il cavaliere, maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio”.

Seguirà la lettura di due proclami da parte del re e di Badoglio: quest’ultimo, per non destare sospetti nei confronti dei tedeschi, finiva con queste parole: “La guerra continua. L’Italia duramente colpita nelle sue provincie invase, nelle sue città distrutte, mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni. Si serrino le file attorno a sua maestà il re imperatore, immagine vivente della patria, esempio per tutti. La consegna ricevuta è chiara e precisa: sarà scrupolosamente eseguita, e chiunque si illuda di poterne intralciare il normale svolgimento, o tenti turbare l’ordine pubblico, sarà inesorabilmente colpito”.

Meno di due mesi più tardi, il 3 settembre, verrà stipulato l’armistizio con gli alleati divulgato cinque giorni dopo. Le parole pronunciate con voce ferma dallo stesso Badoglio alle 19 e 42 dell’8 settembre 1943 dalla sede dell’Eiar sono ormai consegnate ai libri di storia: “Il governo italiano riconosciuta l’impossibilità di continuare un’impari lotta contro le forze soverchianti avversarie e nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto l’armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze anglo-americane. La richiesta è stata accettata. Conseguentemente, ogni atto di ostilità da parte delle forze italiane contro gli eserciti alleati deve cessare in ogni luogo. Le forze italiane però reagiranno agli attacchi di qualsiasi altra provenienza”.

Comincia così per l’Italia una nuova guerra tesa alla liberazione del paese dal nazifascismo. “Dopo aver dormito vent’anni, questo popolo martire fa sentire all’immondo aguzzino in camicia nera tutte le terribili conseguenze del suo risveglio. È in piedi oramai. Lo si era creduto morto, servitore, vile e codardo, e invece è là!”.

Sarà sempre attraverso la radio che Sandro Pertini chiamerà “allo sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine” e sarà la radio a proclamare la vittoria della Repubblica nel referendum del 2 giugno.