Da sempre dalla parte di chi lotta per la libertà e la democrazia, oggi l’Anpi, la ragazza dell'antifascismo e della Resistenza, compie 79 anni. “Il 6 giugno del 1944 - scriveva su Patria Indipendente Federico De Angelis - mentre a Nord ancora metà dell’Italia era occupata dai tedeschi fiancheggiati dalle milizie fasciste, mentre la Resistenza si apprestava a vivere il periodo più duro e incerto della lotta armata e la popolazione civile stava per subire le spietate stragi nazifasciste (il “terribile inverno del ’44”), mentre sulle coste della Normandia era in corso il decisivo sbarco americano, a Roma, in un locale messo a disposizione dal Campidoglio come sede provvisoria, il Ccln costituiva l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, con un atto di cui purtroppo si è persa traccia formale”.

La prima testimonianza documentale rinvenibile nella storia dell’Associazione è un appello programmatico del 26 settembre 1944. “Partigiani d’Italia!”, recitava: “Mentre gli eserciti alleati affrontano vittoriosamente l’ultima fase della lotta contro il nazismo, le forze partigiane d’Italia continuano a coprirsi di gloria riscattando a prezzi di sacrifici di sangue il buon nome e l’avvenire del nostro Paese. La fiamma ideale che ha sorretto gli intrepidi pionieri dell’Italia democratica non deve disperdersi con la liberazione del territorio nazionale: deposte le armi i loro compiti non sono finiti. La stretta comunione di intenti e di opere che li ha animati nell’azione militare, deve perpetuarsi nell’attività civile. Non il baratto del sacrificio con privilegi e prebende deve essere il fine, ma - come si addice alle forze più sane e vigorose dell’antifascismo italiano - la difesa e la ricostruzione della Patria”.

L’appello così continua: “È tempo che un unico sodalizio avvolga e assista con solidarietà fraterna tutti i reduci della guerra partigiana, rigorosamente scrutinati da organi ufficiali, perché sui genuini combattenti non ricada il discredito delle false etichette e delle inconfondibili speculazioni, ed è ben giusto che ne prendano iniziativa i centri politico-militari che han guidato la lotta in periodo clandestino. Il Comitato centrale di liberazione nazionale, che già durante la sanguinosa vigilia ha unificato con una giunta militare, espressa dal suo seno, le bande e i gruppi d’azione antinazisti nel Corpo volontari della libertà, rivendica l’onore di promuovere la fondazione della grande famiglia partigiana. A tale scopo fa appello a tutti i partigiani d’Italia, di provenienze civili, militari e senza distinzione di partito politico, affinché si uniscano nella Associazione nazionale partigiani d’Italia, unico organo di raccolta, di rappresentanza e di assistenza, dei volontari della libertà”.

E qui le conclusioni del documento: “Nell’Anpi essi eleggeranno liberamente, con metodo democratico, i propri dirigenti. I Comitati provinciali di liberazione nazionale sono frattanto invitati a promuovere la costituzione delle sezioni locali dell’Associazione. Partigiani d’Italia! Voi che, compiuto ormai l’eroico dovere militare, guardate con legittima ansia il difficile presente; e voi anche che, ancora impegnati nell’aspra e sanguinosa lotta oltre la Linea gotica, raccogliete attraverso lettere la commossa voce della Patria, apprestatevi a rinsaldare le vostre schiere per difendere negli ardui compiti della vita civile quegli stessi ideali che vi hanno infiammati nella lotta armata. Viva la libertà! Viva la democrazia! Viva l’Associazione nazionale partigiani d’Italia”.

“La Resistenza - affermava a Milano il 25 aprile 2016 il presidente Carlo Smuraglia - è stata sogno, sacrificio, utopie, vittorie, sconfitte, perdite; giorni belli e giorni difficili. Ma abbiamo resistito e abbiamo vinto. Dunque, vincere si può, anche approfittando di un giorno di festa, per trovare la gioia di stare insieme e provare, insieme, a costruire un futuro migliore: una società più giusta ed equa, dove ci sia più libertà, più uguaglianza, più lavoro, più dignità, per tutti. È un sogno? Ma i sogni si avverano se si sanno compiere le scelte e se si sa gettare tutti se stessi verso l'obiettivo. In fondo, è ciò che volevano i Resistenti, è ciò che volevano i nostri caduti”.

Carlo Smuraglia così conclude: “In loro nome e per i nostri giovani, prendiamo in mano il nostro futuro e rinnoviamo l'Italia, diffondiamo l'idea della pace, della solidarietà; e questo sarà il frutto migliore di un giorno come questo. Avere saputo cantare e ridere, insieme, pensando che il mondo si può cambiare, si deve cambiare, se lo vogliamo fino in fondo e ci impegniamo a rispettare il lascito dei caduti per la libertà. Spesso, per concludere un discorso, si citano frasi celebri, di poeti, scrittori o caduti. Lasciatemi oggi concludere con una frase pronunciata dal presidente Mattarella a Varallo Sesia, che ho trovato bellissima: È sempre tempo di resistenza!”.

È sempre tempo di Resistenza. Anche oggi. Soprattutto oggi.