Le indagini della procura di Enna, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, sulla costituzione di un partito nazista e sulla presunta dotazione degli indagati di armi ed esplosivi confermano l'allarme che da anni, come Cgil, abbiamo lanciato. Lo abbiamo fatto raccogliendo migliaia e migliaia di firme sotto la petizione "Mai più fascismi", che chiedeva di combattere e sciogliere – senza se e senza ma – le formazioni neofasciste.

Che l'indagine riguardi anche soggetti residenti in Veneto – e precisamente nelle province di Padova, Verona e Vicenza – è solo la conferma di quanto denunciamo da anni: il nostro territorio non solo non è immune dal rischio dell'estremismo fascista, ma ne è uno degli epicentri a livello italiano e non solo.

Viene invece clamorosamente smentita la tesi, sostenuta da più parti, secondo la quale nessun pericolo alla convivenza civile e alla sicurezza del Paese proverrebbe dai neofascisti e dai neonazisti. Alcuni esponenti politici e istituzionali, sia a livello locale che nazionale, si sono spinti oltre: non hanno solo sottovalutato i rischi, ma hanno stretto legami con ambienti che fanno dell'odio, della violenza, del razzismo la cifra della propria militanza.

L'ennesima indagine – che salutiamo con gratitudine e che dimostra come sia da irresponsabili abbassare la guardia su questioni con cui l'Italia non ha mai fatto i conti fino in fondo – dovrebbe indurre tutti a dichiarare concluso il tempo dell'ambiguità: i partiti, le formazioni, le organizzazioni che si ispirano al nazismo e al fascismo sono fuori legge, vanno banditi.

Il presidente Pertini – dopo aver citato Voltaire a proposito della disponibilità a sacrificare la propria vita per consentire ai suoi avversari politici di poter esprimere la propria opinione – in una famosa intervista televisiva precisava che questo vale per tutte le fedi politiche, ma non per il fascismo, perché il fascismo, quando deteneva il potere, opprimeva e perseguitava tutti coloro che avevano un'idea diversa.

Il fascismo, in definitiva, non è un'opinione, ma un reato secondo la Costituzione italiana e secondo le leggi della Repubblica. È giunto il momento che la Costituzione e le leggi siano applicate con rigore.

Christian Ferrari è segretario generale Cgil Veneto