L'inchiesta sull'incidente del Mottarone continua a farla da padrone sulle prime pagine de giornali di oggi. La Repubblica apre con: “L'inchiesta si allarga È caccia ai complici”, il Corriere della sera sceglie la dichiarazione di uno degli imputati: “Bloccai 10 volte i freni”. Il Messaggero scrive poi: “Funivia, arresti ingiustificati”, mentre la Stampa opta per: “Bastavano 48 ore per riparare la funivia”. Aperture diverse per il Sole24Ore, che sceglie; “Pass, trasferte e turismo: riparte la mobilità”, e Fatto quotidiano che punta sulla vicenda Uggetti: “Nessuna gogna: il verbale del sindaco che confessa”.

Interviste
Sul Corriere della Sera, a pagina 13, Marco Cremonesi intervista Matteo Salvini sullo stop ai stop ai licenziamenti: “E con Letta su che cosa potreste confrontarvi? - si legge -. Per esempio, sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti. Noi siamo convinti che si possa fare. Non teme che il suo elettorato produttivo, non solo al nord, possa essere decisamente contrario? Io incontro domani il presidente di Confindustria e peraltro gli imprenditori li sento quotidianamente. Loro chiedono di poter tornare a lavorare a parità di condizioni con una concorrenza spesso straniera. Se lo Stato aiuta i lavoratori prolungando le casse integrazione e mette finalmente regole al commercio online e fa pagare le tasse ad Amazon, Google, e a tutte le altre multinazionali, credo che la possibilità di evitare i licenziamenti ci sia.”

Sulla Repubblica, a pagina 15, invece, Vincenzo Nigro pone delle domande a Fathi Bishaga, ex ministro dell'Interno nel governo di Fayez al-Serraj, uno degli uomini politici più potenti di Libia, che dice: “Draghi ha un potenziale per la Libia che qualcuno sottovaluta: spero che lo giochi perché aiuterà l'Italia a stabilizzare un partner, il nostro paese, cruciale per la vostra sicurezza. Tutti i governi italiani, quindi anche quello di Mario Draghi, considerano le condizioni in cui è la Libia un incubo per la sicurezza del Mediterraneo. La situazione è ancora molto delicata. La criminalità organizzata è in aumento. Il terrorismo è una minaccia sempre presente. E poi voi in Italia sapete bene che i trafficanti di migranti sono ancora attivissimi. Tutti questi problemi per essere risolti hanno bisogno di un governo forte e stabile”.

Francesca Pierantozzi, sul Messaggero a pagina 5, intervista poi Jean-Paul Fitoussi sulle difficoltà del Recovery: “Intanto io direi che abbiamo dei 'quasi eurobond' – si legge - visto che i ricavi saranno distribuiti in base a condizioni. Stiamo praticamente creando un Fondo Monetario Europeo sulla falsariga del Fondo Monetario Internazionale. Abbiamo perso molto tempo e stiamo facendo troppo poco. Guardiamo la carta del pianeta: ci sono i leader, come gli Stati Uniti, la Cina, e in genere l'Asia, e poi ci sono i follower, i seguaci, l'Europa di sicuro non si muove da leader”. Perché? “Intanto gli altri paesi sono usciti prima dalla pandemia, compresi gli Stati Uniti che pure hanno dovuto scontare la gestione Trump. Gli europei hanno avuto due lockdown e poi una campagna .di vaccinazione cominciata a rilento e ora sono in ritardo, come sono in ritardo i paesi emergenti. Questo ha conseguenze sia sul potenziale di crescita, sia sulla geopolitica”. Non è un po' troppo pessimista sulla resilienza europea? “Di sicuro ci sono elementi positivi in una certa mutualizzazione del debito. Anche i piani di accompagnamento della crisi sono stati positivi: i governi nazionali hanno avuto l'intelligenza di consentire alle imprese di sopravvivere e ai lavoratori di non perdere il posto. Ma purtroppo le vecchie dottrine sono ancora forti e se l'Europa continua a non darsi tutte le opportunità per crescere e investire, resterà indietro. E il piano di rilancio per ora non è all'altezza”.

Sulla Repubblica Affari&Finanza, a Pagina 8, Eugenio Occorsio pubblica infine un'intervista a Mohamed El-Erian, uomo d'affari egiziano-americano e presidente del presidente del Queens College di Cambridge. “L'obiettivo di arrivare a una valuta digitale non è sbagliato. Il risultato di fatto è un indebitamento abnorme a tutti i livelli, pubblico e privato, e la perdita d'orizzonte del rischio finanziario. Così aumentano anziché diminuire i pericoli di un incidente finanziario grave. I rischi cominciano a essere prevalenti sui benefici e serve un monitoraggio stretto sia da parte delle autorità finanziare sia degli stessi partecipanti al mercato». Ora però sembra che la risorgente inflazione stia accendendo qualche lampadina in casa Fed... «E meno male che c'è l'inflazione. Almeno risveglia l'attenzione. Più avanti della Fed, le banche centrali inglese e canadese stanno già iniziando a ripensare la politica del denaro facile. Raccomanderei che anche la Bce aprisse una riflessione su questo tema. Soprattutto ora che ci avviamo lentamente a uscire dalla crisi economica causata dal Covid o perlomeno ci si deve concentrare su questioni come l'erosione del capitale sociale anziché solo la politica monetaria”.

Editoriali e commenti
Sul Sole 24 Ore a Pagina 5 Aldo Bottini si occupa di lavoro agile: “Quanto al luogo di lavoro- si legge - , il datore del tutto legittimamente - anzi, coerentemente con la norma - ben può ignorare quale sia l'ambiente In cui il lavoratore sceglie di svolgere la prestazione, e quindi non gli è possibile né consentito alcun controllo sull'ambiente stesso. Siamo quindi in una fattispecie completamente diversa dal telelavoro, per il quale è prevista per il datore, le rappresentanze sindacali e le autorità competenti la possibilità di accesso al luogo di lavoro per verificare l'attuazione delle misure di sicurezza. Si presuppone, in questa fattispecie, che un luogo di lavoro sia fissato e che il datore si assuma la responsabilità della sua messa in sicurezza. Il che, come abbiamo visto, non accade nel lavoro agile. Significa che il datore è svincolato da qualsiasi obbligazione in materia di sicurezza? Naturalmente no, ma l'obbligo di sicurezza assume nel lavoro agile una sua connotazione specifica”.

Sul Corriere della Sera, a pagina 28 scrive Sergio Harari: “L'Oms è un'istituzione che risente di malsane influenze politiche – scrive - , come ha sottolineato su queste pagine Paolo Mieli, e il cui ruolo dovrebbe invece essere fondamentale perla sanità mondiale. Criticità che erano già emerse in passato, ad esempio in occasione della pandemia di cosiddetta 'influenza suina' nel 2009-0, senza che poi si intervenisse efficacemente. Ma e anche mancato un vero coordinamento europeo sulle regole di transito tra Paesi, sono mancate norme condivise generali di sorveglianza dell'infezione da monitorare in un clima collaborativo e di trasparenza fra Stato e Stato. Anche a livello italiano si è capito che alcune emergenze sanitarie non possono essere governate solo con un approccio localistico e regionalistico ma devono avere un coordinamento nazionale, il che non significa svuotare di ruolo le Regioni in ambito sanitario, ma rendersi conto che alcuni problemi comuni, come il virus, non possono fermarsi a un'analisi dettata dai confini regionali e dai diversi sistemi di governo della sanità che contraddistinguono il nostro Paese”.

Il fondo del Messaggero è invece affidato a Carlo Nordio, che sugli aspetti legali del disastro della funivia dice: “Giuridicamente parlando, la decisione del Gip è ineccepibile. Piuttosto è da domandarsi come un Procuratore della Repubblica abbia potuto esprimersi con espressioni così eccentriche, del tutto estranee alla lettera del codice. E qui le questioni sono molte, ed è bene che siano emerse in un procedimento di «eccezionale clamore mediatico» perché fanno emergere alcuni dei tanti difetti del nostro sistema penale. Primo. Il Pm di Verbania ha messo inavvedutamente per iscritto quello che i suoi colleghi fanno assai spesso senza dirlo: incarcerare gli indagati non perché stiano scappando o inquinando le prove, ma per placare l'allarme sociale. Ci sono cioè dei delitti che suscitano una tale reazione emotiva da stimolare il superamento della legge formale. Si pensi al caso di un uxoricidio dovuto a un impeto di gelosia: il (la) colpevole si costituisce e confessa. In teoria non potrebbe essere arrestato, perché non può reiterare il reato - avendo ammazzato l'unico coniuge - né inquinare le prove (perché ha confessato) né tantomeno scappare, perché si è, appunto, costituito”.

Su Domani, a pagina 8, Andrea Ciarini si occupa invece di ammortizzatori sociali: “Si è detto che non c'è paese in Europa che abbia mantenuto un blocco dei licenziamenti così lunga – scrive -. Va però ricordato che non c'è paese europeo che abbia sussidiato così tanto le imprese con la cassa integrazione in derog” E ancora; “È sotto questo profilo che emerge una vera peculiarità italiana, e cioè il fatto che le imprese non pagano contributi quando fanno uso della cassa integrazione in deroga. I dati Inps sui contributi versati tra il 2008 e il 2019 tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria (la fattispecie che si attiva in caso di prossima cessazione dell'attività produttiva o drastica riduzione dell'occupazione a carattere permanente) e cassa in deroga (pagata dallo Stato), mostrano come a fronte di avanzi significativi nella cassa ordinaria (17, 5 miliardi tra il 2008 e il 2019) le altre due siano state strutturalmente in deficit (12 miliardi per la cassa straordinaria e 8,6 per quella straordinaria) Ciò significa che c'è da anni un travaso di risorse da imprese in equilibrio che usano gli ammortizzatori sociali a contribuzione ordinaria come strumento di sospensione temporanea del lavoro a imprese strutturalmente in crisi con un contributo a carico dello Stato più che sostanzioso, senza quasi paragoni in Europa”.

Welfare, lavoro, sindacato
Roberto Rotunno del Fatto quotidiano, a pagina 10 si occupa di turismo e agricoltura. “ Dove c'è stata produzione, logica vuole ci sia stata anche la manodopera: dunque più giornate di lavoro e più braccianti. Detto in altro modo: più lavoro nero, complici il flop della sanatoria voluta dall'allora ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova e la scarsa operatività dell'Ispettorato del Lavoro che ha dovuto ridurre i controlli. Ma andiamo con ordine. La crisi dovuta al Covid ha ovviamente colpito anche l'agricoltura. Secondo l'Istat, la produzione del 2020 in Italia si è fermata a 56,9 miliardi di euro, con riduzione del valore aggiunto dell'1,2%. La stagione turistica più corta ha contratto la domanda soprattutto di alcuni beni come il vino, che in genere arriva da hotel, bar e ristoranti (il circuito Ho.re.ca.). Un calo, però, tutto sommato contenuto, anzi: i dati mostrano che alcune Regioni hanno resistito bene e i numeri sono pure cresciuti rispetto al 2019, almeno nelle esportazioni. E il caso della Puglia: l'export di prodotti da agricoltura, silvicoltura pesca è salito di 79,5 milioni di euro, superando i 500 milioni, come emerge da un'indagine dell'Unioncamere sull'impatto del virus sull'economia pugliese. Il report definisce però "spiazzante" il fatto che, malgrado la buona performance nel commercio estero, la forza lavoro si sia ridotta di ben 8.277 unità”.

Sul Sole24Ore, a pagina 2, Bruno Eugenio scrive invece di “impatriati”. “Un tema non proprio secondario per un paese – si legge - come ci ha ricordato la Corte dei conti la settimana scorsa - che ha visto aumentare del 41,8% la fuga dei "cervelli" laureati dal 2013 a oggi. I «cervelli» di ritorno A giudicare dalle statistiche del Dipartimento Finanze sui redditi dichiarati nel 2020 e risalenti al periodo d'imposta 2019, la strategia di usare la leva tributaria per convincere i giovani emigrati a fare il percorso inverso comincia a funzionare. Aver abbassato dal 50 al 30% la quota di reddito da lavoro dipendente e assimilati che concorre alla formazione dell'imponibile ha portato i beneficiari a quota 11.200 (1,6 volte i soggetti del 2018), per un ammontare lordo medio di 108.340 euro (oltre 5 volte il valore del reddito medio nazionale da lavoro dipendente). Di questo gruppo fanno parte anche i 103 "cervelli" di ritorno (per un ammontare lordo medio di 170.011 euro) che hanno scelto il Mezzogiorno come luogo di residenza. E che, per questo, si sono visti ridurre l'aliquota non al 3o ma al io per cento”.

Sulla Stampa, infine, a pagina 6, Paolo Baroni si occupa di assunzioni nella Pa: “Per realizzare i 300 progetti de Pnrr e mettere a terra i 230 miliardi di progetti previsto dal Recovery plan e dal fondo complementare - si legge - serviranno migliaia di assunzioni nella pubblica amministrazione, sia a livello centrale, nei ministeri, sia a livello territoriale, nei comuni, nelle province e nelle Regioni. Per questo il governo, col nuovo decreto atteso in settimana, ha deciso di giocare la carte del digitale e far decollare il Portale unico del reclutamento pubblico ed un maxi-piano di assunzioni. 'Serviranno decine di migliaia di ingegneri, informatici, responsabili gestionali' ha annunciato sabato sera in tv il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Il cui obiettivo è garantire massima trasparenza ma anche procedure molto rapide, 'per fare le opere nei tempi previsti dall'Europa, altrimenti non ci darà i soldi». La conta dei fabbisogni è in corso: al ministero dell'Economia, cui spetterà il governo dell'intera macchina, dall'istruzione delle pratiche alla rendicontazione dello stato di avanzamento di programmi e lavori, stando all'articolo inserito nel decreto Semplificazioni di venerdì e poi stralciato, andranno 350 unità di personale dirigenziale (da assumere per un minimo di 36 mesi a 50mila euro l'anno), per potenziare gli uffici della Ragioneria generale. Il ministero dell'Innovazione digitale, per mettere in piedi il suo «Transformation office», farà richiesta di 350 addetti, circa 200 il ministero per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili chiamato a sua volta a fornire assistenza tecnica a tutta la filiera che si occupa di Pnrr (sia sul fronte dell'attuazione che del monitoraggio). “

Sul Collettiva, oggi, si conclude il viaggio lungo l'Italia per fare il punto sul turismo sempre più in difficoltà. Siamo partiti un mese fa da una Venezia semideserta per giungere a Palermo, dove si scalpita per riaprire e tornare ad accogliere turisti da tutto il mondo. I lavoratori però dicono basta al "lavoro purché sia" e chiedono regole certe.

Il calendario delle iniziative
Oggi la Cgil ricorda la figura di Luciano Lama con un dibattito online, con un'intervista di Daniela Preziosi a Maurizio Landini,segretario generale Cgil. CI sarà anche l'audizione on line alla Commissione Bilancio della Camera sul dl Sostegni bis. Partecipa la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi. 

Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.