Città stupende, con secoli di storia alle spalle, con inestimabili patrimoni artistici e culturali che da oltre un anno quasi nessuno ammira. Deserte e bellissime, con migliaia di lavoratori in cassa integrazione e un sistema che non è più in grado di reggersi in piedi se i flussi non torneranno a riempire musei, alberghi e ristoranti.

Da Venezia a Firenze, da Roma a Napoli, fino a Palermo, in tutte le tappe di questo viaggio, la redazione di Collettiva ha registrato le difficoltà e le incertezze dei lavoratori durante la pandemia. Oggi, dal loro racconto emerge la voglia di rilancio di un settore che ha bisogno di contratti certi, tutele e soprattutto di mettere al bando il lavoro irregolare.

Chef Express, chiuso per ristrutturazione. La visita alla splendida città arabo-normanna inizia dalla stazione Centrale. Un crocevia di linee su rotaia e gomma che ha sempre rappresentato la linfa di una città che attrae ogni giorno migliaia di viaggiatori. Estraneante la vista dei binari semi deserti. La storica tavola calda è stata ridotta a un baretto dalla superficie striminzita che serve pochi caffè al giorno. È lì che incontriamo Aldo Molinaro, da tre decenni impiegato nella ristorazione del polo ferroviario palermitano. "Nel 2019 – ci racconta – Chef Express aveva deciso di investire noi e rinnovare i locali. I lavori sono iniziati nel febbraio 2020, poco prima della pandemia. Come è possibile immaginare tutto è rimasto fermo: io e i miei colleghi da più di un anno siamo in cassa integrazione".

Mercati deserti, ristoranti chiusi. Il quartiere popolare di Ballarò non è nemmeno l'ombra della ridda di voci, profumi e colori che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Per un panino con le panelle oggi non serve nemmeno fare la fila. Mentre a poche centinaia di metri, piazzetta San Francesco, sede dell'Antica focacceria è totalmente vuota e lo storico ristorante ha la porta sbarrata. Per i pochi locali aperti, da settimane, il sindaco Orlando ha vietato la vendità di alcool dopo le ore 18, facendo infuriare ancora di più gli esercenti. Valentina Lomeo, delegata sindacale della Focacceria, ricorda come questo periodo dell'anno ci fosse un enorme afflusso di scolaresche in gita da tutta la Sicilia, tavoli pieni e gente in fila per assaggiare le specialità di un locale conosciuto anche per l'impegno in prima linea contro le estorsioni mafiose. "Abbiamo voglia di ripartire – spiega Valentina – ma servono regole certe. La pandemia ci ha insegnato che si può rimanere da un giorno all'altro senza lavoro e senza salario. Per questo è necessaria un'estenzione delle tutele".

Accoglienza: non grandi numeri ma qualità. Di fronte alla Cala, il porto più antico della città, incontriamo Costantino Rivieccio, lavoratore della catena spagnola di alberghi NH Hotels. Costantino crede fermamente nella necessità di politiche che pongano in una visione di insieme tutto il settore turistico nazionale: "C'è bisogno – sottolinea – di mettere in campo strategie e servizi in grado di attrarre sempre più persone nel nostro Paese". Sempre più urgente una regolamentazione delle aziende che si occupano di accoglienza: "in poco tempo si è passati da una decina di strutture alberghiere, con servizi di livello molto alto, a oltre 600 imprese, per la stragrande maggioranza a tenore familiare, che offrono migliaia di posti letto spesso senza offrire nemmeno un posto di lavoro regolare".

Patrimonio artistico e digitale: un territorio da esplorare. Poche le persone che si fermano ad ammirare la Cattedrale, uno dei monumenti più rappresentativi del capoluogo siciliano. Fa eccezione Roberta Priori, delegata sindacale di Civita Sicilia, società del gruppo Unicredit, impegnata nella gestione di strutture e reti museali. "Per noi – sottolinea – è venuto meno il contatto con le persone, la possibilità di metterle in relazione con il patrimonio culturale". E aggiunge: "Questo ci ha permesso però di sfruttare il digitale per sperimentare nuovi modi di fruizione delle opere d'arte. Abbiamo bisogno di formazione perché siamo in una fase di trasformazione e i lavoratori devono essere messi nelle condizioni di partecipare attivamente al cambiamento".