Il sistema sanitario sta per cambiare, e non poco. Il governo, secondo diverse fonti, si prepara a rivedere al ribasso l’elenco dei livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea), vale a dire le prestazioni gratuite del servizio sanitario nazionale (Ssn). Le Regioni, preoccupate dai tagli (si parla di oltre due miliardi di euro in meno) hanno già lanciato l’allarme. Così come la Cgil, che paventa un “drastico ridimensionamento” che “rischia di essere l’anticamera della fuoriuscita dal Ssn di milioni di persone”. Già a novembre milioni di italiani potrebbero incontrare amare sorprese, ritrovandosi a dover pagare esami banalissimi come le analisi del sangue o delle urine. Per metà ottobre è previsto un incontro governo – Regioni in cui si saprà come funziona il nuovo elenco dei servizi. Ma già il 10, nel corso di un convegno in Sardegna, il coordinatore degli assessori regionali alla Sanita', Enrico Rossi, ha annunciato che dall'elenco dei nuovi Lea potrebbero scomparire gli esami di laboratorio, con l’unica eccezione delle fasce più deboli della popolazione. "Un fatto pericoloso e negativo", secondo Rossi, "sia per i cittadini, sia per i medici".

La bozza del governo è già all’esame delle Regioni, che – secondo quanto riporta un lancio dell’Ansa – si preparano a bocciarla, partendo dal presupposto che il piano del governo non farà risparmiare 2 miliardi come sostiene l’Esecutivo, ma molto meno. E soprattutto che priverà molti cittadini di prestazioni essenziali, quali radiografie e Tac.

Secondo le Regioni, nella proposta ministeriale – riporta l’Ansa -, alcune prestazioni 'obsolete'  sarebbero escluse dai Lea, mentre altre avrebbero 'condizioni di accesso limitato' con indicazioni di erogabilita' subordinate 'sia a condizioni di patologia che di vulnerabilita' sanitaria e sociale'. In particolare, le Regioni esprimono 'perplessita' rispetto alle limitazioni previste per gli esami di Tac e radiologici: la limitazione degli esami con mezzo di contrasto 'ai soli soggetti con patologia oncologica - affermano le Regioni - avviene escludendo esplicitamente dall'erogabilita' a carico del Ssn soggetti affetti da patologie rilevanti, in particolare patologie autoimmuni e malattie rare, per le quali, pur essendo appropriata l'indicazione clinica, il cittadino dovra' comunque ricorrere al pagamento diretto'.

E i risparmi non sarebbero così eclatanti: per quanto riguarda ad esempio il settore della radiologia, affermano le Regioni, 'l'impatto complessivo in termini di riduzione dei costi si riduce a meno di 500 milioni di euro'.

"Con i nuovi Lea – ha commentato ancora Rossi - si mettono le mani nelle tasche dei cittadini, costringendoli a pagare di piu', e c'e' il rischio di dar vita allo sviluppo delle assicurazioni private in questo settore".

Un “drastico ridimensionamento per i Livelli essenziali di assistenza sanitaria” che “rischia di essere l’anticamera della fuoriuscita dal Ssn di milioni di persone”. La denuncia è della segretaria confederale della Cgil Morena Piccinini. “Abbiamo notizia fondata - continua - che il governo intenda ridurre drasticamente i Livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea) togliendo importanti prestazioni, in particolare di laboratorio e diagnostica per immagini”. Spiega la dirigente sindacale: “Non si tratta di un’operazione volta a realizzare maggiore appropriatezza, che altrimenti avremmo come sempre sostenuto, quanto piuttosto di una drastica riduzione dei livelli essenziali di prestazioni che garantiscono il diritto alla salute e alle cure”. Buona parte di tali prestazioni, fa sapere Piccinini, “sarebbero riservate solo ai cosiddetti ‘vulnerabili sanitari e sociali’ o a patologie ‘estreme’, mentre tutti gli altri cittadini sarebbero costretti a pagarsi per intero prestazioni fino ad oggi a loro garantite interamente, o con una parziale compartecipazione alla spesa, dal Servizio sanitario nazionale (Ssn)”. Questa distinzione, che colloca all’interno del Ssn solo i cittadini cosiddetti vulnerabili’, per la sindacalista della Cgil “è una lesione grave del principio di universalità e rischia di essere l’anticamera della fuoriuscita dal Ssn di milioni di persone, per spingerle verso i fondi privati”. Un modo, aggiunge, “per anticipare il libro verde sul welfare, insinuando l’idea che la salute e le cure siano merci da comprare e non diritti di cittadinanza; e, tutt’al più per i poveri e i malati gravi, si concede una sanità pubblica residuale e compassionevole”.

Protestano anche i radiologi contro un provvedimento che, se sara' confermato, si annuncia come 'gravissimo perche' lesivo dei diritti fondamentali del cittadino, in quanto potra' curarsi in modo appropriato solo chi paghera' di tasca propria'. Questo il giudizio del segretario nazionale del Sindacato dei radiologi (Snr), Francescio Lucà.