Le file di ambulanze in attesa di affidare i propri pazienti alle cure di medici e infermieri dei Pronto soccorso degli ospedali genovesi sembrano interminabili. Come interminabili sono i turni di lavoro di operatori e operatrici sanitari. Tanto che Fp Cgil e Cgil hanno minacciato la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici contro una ordinanza di Alisa (azienda sanitaria della regione Liguria) che sospende ferie e permessi. Perché il punto è proprio questo: mancano medici, infermieri, operatori socio sanitari. Erano carenti già prima della pandemia, ora la situazione è diventata insopportabile. E la presa di posizione, ferma, dei sindacati qualcosa ha smosso. Lunedì scorso il presidente Giovanni Toti ha annunciato la delibera, da parte del Policlinico San Martino, di un bando per l'assunzione di 500 infermieri. “Ma non bastano gli annunci, afferma Maurizio Gualdi Segretario Generale Fp Cgil Genova, serve rapidamente nelle corsie, nelle sale operatorie, nei pronto soccorso, sul territorio l'inserimento di nuovi medici, infermieri, tecnici, operatori socio sanitari e tutte le figure necessarie per affrontare questa emergenza e costruire, attraverso percorsi di stabilizzazione, la sanità pubblica oltre il Covid. Non ci fermiamo! Le nostre priorità sono: assunzioni, sicurezza, trasparenza nelle comunicazioni e coinvolgimento, rispetto”.

Ma cerchiamo di capire qual è la situazione e qual era lo stato della sanità regionale prima della seconda ondata della pandemia. Durante la prima fase, come in tutto il Paese si sono fermate le attività di ambulatori e diagnostica “ordinarie”, sono stati prorogati i piani terapeutici dei pazienti cronici senza effettuare le visite di controllo. “Per quanto riguarda le patologie cardiache, ci dice la segretaria regionale della Cgil Fulvia Veirana”, il problema è serissimo, chi era già in carico alle diverse strutture se l’è cavata, ma chi doveva sottoporsi ad una prima visita o si è sentito male da marzo in poi, non ha trovate risposte nelle strutture pubbliche. Stessa questione riguarda l’oncologia: screening sospesi e poi siamo al paradosso che quello che dovrebbe essere, in realtà è, un polo di eccellenza per la cura dei tumori, l’Ospedale San Martino, da mesi non effettua più le radioterapie perché l’apparecchio è rotto e i malati vengono inviati fuori provincia”. Da giugno si sarebbero dovute recuperare le prestazioni non erogate, ebbene le strutture sono riuscite ad evadere solo il 20% delle richieste. “Ed oggi il rischio è di sospendere tutto di nuovo anche se per il momento benché in maniera ridotta sale operatorie e reparti non covid continuano ad operare”.

Già prima dell’affacciarsi del coronavirus la carenza di personale era grande, mancavano all’appello più di 1000 operatori, dall’inizio della pandemia sono state assunte 963 persone -ovviamente con contratti precari anche a partita Iva - del tutto insufficienti per far fronte ai bisogni ordinari di salute figurarsi per gestire la seconda ondata. Molti di questi sono stati impegnati nelle Usca, unica nota positiva: la legge prevede ne venga istituita 1 ogni 50 mila abitanti a Genova ne sono nate 1 ogni 40 mila e fuori città 1 ogni 60mila. Nel frattempo la procura della Repubblica di Genova ha aperto una inchiesta sul caos nel pronto soccorso e il neo eletto presidente della Regione Toti ha dato il compito all’Ospedale San Martino che è anche hub regionale per il Covid (e non Alisa struttura regionale che dovrebbe sovrintendere ai fabbisogni delle Asl) di “trovare” 580 infermieri, 34 anestesisti, 8 medici di urgenza e 8 pneumologi, con contratti da 12 mesi in su. Il paradosso è che proprio al San Martino risultano positivi al Covid ben 190 operatori: una ventina di medici, circa il doppio gli infermieri, e ben una quarantina di amministrativi (lavoratori e lavoratrici evidentemente esposti ma molto meno protetti) e una ventina di operatori socio sanitari. Si riuscirà a reperire il personale? “Difficile, ci dice Veirana, le graduatorie degli infermieri sono praticamente esaurite e anche trovare medici specialisti in regione non è facile”. La situazione è tale che il presidente Toti vorrebbe assumere anche infermieri non laureati, ipotesi ovviamente non condivisa dai sindacati.

E la curva dei contagi non accenna a fermarsi, secondo il bollettino ministero della Salute/Protezione civile, al 30 ottobre in regione i positivi sono 8.322 di quasi 900 ricoverati in ospedale e una cinquantina in terapia intensiva.

In nessun caso, però, neppure in una emergenza come quella che l'Italia e il mondo stanno vivendo è consentito a chi ricopre ruoli istituzionali avanzare ipotesi distinzione e contrapposizione tra giovani e anziani. L'articolo 3 della Costituzione lo afferma. Cgil  e Spi Cgil Genova e Liguria richiamano il presidente Toti alle sue responsabilità: "Le esternazioni del Presidente Toti via social sono agghiaccianti. Nonostante il Presidente abbia cercato di fare marcia indietro, resta l’amarezza per tanta crudele superficialità che purtroppo non si limita ad un twitt ma ad una idea di fondo, ossia che gli anziani possano essere sacrificati. È di questi giorni la notizia che la Regione vuole inserire i Covid positivi nelle Rsa. È la prova della considerazione che il Presidente ha delle persone anziane. Dopo mesi in cui in Liguria non è stato fatto nulla per la sanità, il Presidente ora vorrebbe mitigare i problemi con la contrapposizione tra generazioni, ma non è così che si affrontano i problemi. Vergogna Presidente.