“Se gli esuberi non verranno ritirati, la mobilitazione ripartirà”. Sindacati e lavoratori avvertono l’azienda: l’incontro di oggi (venerdì 6 settembre) deve essere risolutivo. Fiato sospeso dunque per le 428 dipendenti della La Perla, l’azienda di intimo di lusso (fondata nel 1954 da Ada Masotti), su cui pende una procedura di licenziamento per 126 lavoratrici. Il marchio storico è stato acquistato nel febbraio 2018 dalla società anglo-olandese Tennor (ex Sapinda): lunedì 24 giugno ha annunciato un piano industriale che prevede il taglio del 30 per cento del personale, per lo più concentrato nella sede centrale di Bologna.

Immediata la protesta di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che hanno in questi ultimi due mesi realizzato 16 ore di sciopero e numerose manifestazioni. Le proteste di sarte e stiliste hanno finora conseguito un solo risultato: il 29 luglio scorso la società, in un vertice al ministero dello Sviluppo economico, ha accettato di “congelare” i licenziamenti per un mese. Nessun esito positivo pure dal tavolo convocato presso la Regione Emilia Romagna già all'indomani dell’annuncio degli esuberi: anche l’ultimo incontro, del 29 agosto scorso, è stato definito dai sindacati “interlocutorio e deludente”.

Filctem, Femca e Uiltec avevano chiesto all'azienda di conoscere il bilancio 2018 e le cifre relative a investimenti e fatturato, ma nell'incontro del 29 agosto la società non ha presentato alcun documento. “Il tempo sta per scadere, l’azienda deve dire se vuole fare l'accordo con noi oppure no”, spiega il segretario generale dei lavoratori tessili della Cgil bolognese Roberto Guarinoni: “La Perla sostiene di essere interessata al confronto e che non ha mai detto di no agli ammortizzatori sociali, ma noi abbiamo bisogno di più”. La richiesta dei sindacati è quella di ritirare i licenziamenti e varare un piano fondato sulla cassa integrazione o sull'utilizzo dei contratti di solidarietà.

Gli esuberi riguarderebbero in larga parte le maestranze di livello, ossia le lavoratrici (il personale della La Perla è quasi esclusivamente femminile) che si occupano dello sviluppo del campionario e del design, della parte di creazione e innovazione. Il timore è che questo sia il primo passo verso un disimpegno totale da parte della holding olandese, e che dunque l’acquisizione della società sia stata soltanto un’operazione di finanza speculativa. “I problemi si risolvono con ammortizzatori conservativi – riprende Guarinoni – e non con il licenziamento di professionalità che, in questo caso, non verranno mai più recuperate”.

La Tennor ha motivato la decisione con la necessità di avviare “un piano di riorganizzazione, non più rinviabile, che prevede la razionalizzazione di funzioni non collegate alla produzione diretta”. Lo scopo è “riportare in equilibrio la gestione operativa dell’azienda, in sofferenza da quasi vent'anni”. Per Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, invece, la decisione mette “a rischio la continuità produttiva del sito di Bologna, impoverendo il bagaglio professionale che ha reso La Perla il marchio riconosciuto in tutto il mondo”.