“La trattativa per il rinnovo del contratto dei portuali non decolla. La situazione è incandescente”. Così il segretario nazionale della Filt Cgil, Amedeo D’Alessio, introduce la vertenza porti in Italia, sottolineando anche una mancanza di interventi da parte del ministero dell’Industria e dei trasporti sulle politiche di settore.

I temi sul piatto sono “il lavoro usurante, il fondo di accompagno all’esodo per i pensionati anticipati e le grandi questioni che attengono alle agenzie in deroga portuali come a Taranto e Gioia Tauro”, oltre all’aumento economico per fare fronte all’inflazione. 

Nei porti italiani è iniziata la campagna di assemblee unitarie, dopo la brusca interruzione delle trattative per il rinnovo del contratto, per spiegare ai lavoratori le motivazioni alla base di questa interruzione. I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, in un comunicato, fanno sapere che “il ministero non ha ancora attivato il tavolo di confronto sulla riforma della portualità” e che ritengono tale confronto “non più rinviabile”.

C’è poi la ventilata ipotesi, da parte del governo, della privatizzazione dei porti, che potrebbe aggravare la situazione. A questo proposito D’Alessio precisa che “il demanio è pubblico, anche se le banchine sono già gestite da privati in concessione, quindi i ragionamenti devono essere fatti in merito alla natura delle autorità del sistema portuale che per noi devono rimanere enti a ordinamento speciale pubblici e non economici”.

Un discorso che si intreccia con la preannunciata riforma della portualità, per la quale, spiega il segretario Filt “quella esistente resta una buona legge, quindi non è necessaria una riforma, ma solamente dei correttivi. Le Autorità portuali devono continuare a essere enti pubblici non economici a ordinamento speciale – ribadisce -, perché solamente questa natura può garantire la terzietà degli enti stessi”.