Dieci ore di lavoro nei campi, dieci ore piegato sulle piante. Poi via, in un ristorante a fare il lavapiatti o il cameriere, per arrotondare. Tornando a casa in bicicletta, al buio, Lamine Barro ha trovato la morte. Un automobilista lo ha investito e non si è fermato per prestare soccorso, anche se dopo si è costituito. È morto così la notte del primo maggio a 28 anni, da solo, sul ciglio della strada dalle parti di Mesagne, Brindisi, lasciando moglie e figli in Senegal.

La ghost bike per Lamine

Per lui, per ricordarlo, per ricordare che i braccianti qui da noi muoiono in questo modo e per chiedere che le cose cambino, sabato 10 maggio a Mesagne si tiene un corteo commemorativo organizzato da Cgil, Fiab, Comunità africana Brindisi e Comune di Mesagne e viene installata una “ghost bike" sul luogo dove Lamine ha perso la vita: una bicicletta bianca simbolo internazionale delle vittime della strada.

“Lamine era un bracciante agricolo entrato in Italia ad agosto 2023, viveva a Carovigno in un centro di accoglienza sulla Brindisi-San Vito – racconta Gabrio Toraldo, segretario generale Flai Cgil Brindisi -. Da quello che ci raccontano i suoi compagni della comunità africana, era un ragazzo corretto, senza particolari problemi, colto. Non era uno sprovveduto, tant’è vero che la sua bicicletta aveva le luci funzionanti e lui indossava il giubbino catarinfrangente”.

Strade pericolose e alloggi indegni

Ma questo non è bastato a proteggerlo su una strada tristemente nota per la sua pericolosità, priva di marciapiedi e piste ciclabili, intensamente trafficata specie nei periodi primaverili ed estivi.

“C’è un problema legato alle strade e un altro che riguarda gli alloggi per gli immigrati – prosegue Toraldo -. Questi lavoratori non possono stare ai margini della società, vivere in estrema periferia. A Brindisi abbiamo trovato uno stabile che i proprietari vogliono donare, in una zona servita dai mezzi pubblici: sarebbe perfetto per ospitare lavoratori, ma il Comune non se ne vuole fare carico”.

Stragi in itinere

Nel settore dell’agricoltura le morti in itinere, sulla strada tornando a casa dai campi, sono frequentissimi. “È una vera e propria strage – spiega Silvia Guaraldi, segretaria nazionale Flai Cgil -. E c’è sempre un filo rosso che collega questi incidenti, a volte si interseca con il caporalato, altre volte no. Il 19 maggio ricorre l’anniversario di uno dei più gravi accaduti in Puglia: in un pulmino stracarico muoiono a Ceglie Messapica tre ragazze giovanissime, era il 1980. Nel 1993, sempre in Puglia, questa volta a Oria, stesso schema: incidente con un pulmino sovraffollato, muoiono tre lavoratrici. Ad agosto 2018, nel foggiano nel giro di 48 ore perdono la vita in 16 in due incidenti, prima 12 e poi quattro che venivano dal ghetto di Rignano Garganico, sempre su pulmini fatiscenti. In questi casi l’ombra del caporalato c’è, il nodo del trasporto è uno degli ingredienti tipici”.

E ancora, a Portoverrara, Ferrara, il 19 giugno 2024 un’Opel Zafira finisce in un canale, due morti e cinque feriti. Qualche mese fa, a marzo, a Carlentini, Siracusa, muoiono tre braccianti nell’ennesimo incidente. Spesso ci sono di mezzo pullman troppo pieni e vetusti, spesso si tratta di mezzi messi a disposizione dai caporali.

“C’è anche la fatica del lavoro – prosegue Guaraldi -. Se dopo dieci ore nei campi ti metti alla guida di un’auto per tornare a casa, a 60-100 chilometri di distanza, corri dei rischi. E se non ci sono trasporti e vivi ai margini, ti sposti in bicicletta come Lamine. E siccome sei straniero, dopo l’incidente vieni abbandonato, come è successo a Lamine”.

Esempi positivi

A Portoverrara dopo l’incidente del 2024 si è messo in moto un percorso di contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato è stato riaperto uno sportello dell’ufficio di collocamento nella zona di Porto Maggiore, con la presenza di un mediatore culturale per riprovare a incrociare domanda e offerta.

In Calabria, dopo la morte di un bracciante investito insieme ad altri tre ragazzi mentre andava a lavorare nei campi percorrendo a piedi la 106, conosciuta come la superstrada della morte, si sta cercando di organizzare un servizio di trasporto con pullman.

“Questi giovani, tutti pakistani, sono stati investiti perché la zona dove abitano, a Doria, nel comune di Cassano all’Ionio, è in campagna e per raggiungerla la strada non è illuminata – afferma Federica Pietramala, della Flai Pollino Sibaritide Tirreno -. Sono stagionali che vivono qui in maniera stanziale e si muovono a piedi per andare sui terreni. Siamo riusciti ad attivare il servizio di un pulmino a Cassano, che trasporta circa 150 lavoratori al giorno, con fondi pubblici, gestito dall’amministrazione locale, e stiamo provando ad attivarne altri due a Corigliano-Rossano. Un’arma vincente anche per togliere i braccianti dalle granfie dei caporali”.

Le richieste del sindacato

Il sindacato chiede l’apertura di centri per l’impiego, trasporti ad hoc per il settore agricolo, alloggi dignitosi. “Un problema legato soprattutto ai lavoratori di origine straniera, che vivono nei ghetti, dove i caporali vanno a pescare – conclude Guaraldi -. E poi più controlli. Se in un settore ad alto rischio di sfruttamento faccio solo il 2 per cento dei controlli, una quota rapportata al numero della aziende e a quello dei lavoratori coinvolti, di che cosa stiamo parlando? La presenza dell’Ispettorato del lavoro funziona anche come deterrente. E allora, che cosa si aspetta?”.

Sicurezza prima di tutto

La ghost bike per Lamine vuole sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla necessità di garantire sicurezza a pedoni e ciclisti, con particolare attenzione a coloro che usano la bici per lavoro e non hanno alternative di mobilità. Si inserisce nel percorso referendario promosso per l’8 e 9 giugno, in cui uno dei quesiti punta proprio a rafforzare le tutele sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Intanto, la Cgil e le altre associazioni hanno avviato una raccolta fondi per sostenere la famiglia di Lamine. Chi vuole contribuire può effettuare un bonifico sul conto corrente di Banca Etica Iban IT06 D050 1804 0000 0001 7038 035 oppure usare Satispay Cgil Brindisi con causale “Familiari Lamine Barro”.