PHOTO
Lamine Barro è stato investito e ucciso da un automobilista che non si è fermato a prestare soccorso. Stava tornando a casa in bicicletta nella notte tra il 1° e il 2 maggio dopo il turno di lavoro a Mesagne, Brindisi. era impiegato nei campi e anche in un ristorante a Mesagne. 28 anni, di origini senegalesi, non tornerà mai più a casa. L’automobilista si è costituito e dovrà rispondere delle accuse di omicidio stradale e omissione di soccorso.
“Un’altra tragedia che si sarebbe potuta evitare – scrive in una nota la Flai Cgil di Brindisi, che esprime profondo cordoglio per la morte di Lamine -. Ancora una volta dobbiamo dire che l’integrazione dei lavoratori stranieri non può fermarsi ai documenti, deve proseguire con l’integrazione abitativa dignitosa”.
La morte di Lamine è avvenuta poche ore prima della fine del Primo Maggio, la festa dei lavoratori. Quest’anno il tema era proprio la sicurezza. “I tanti extracomunitari che lavorano nei campi hanno diritto a una casa vera, in luoghi accessibili, non in alloggi isolati e fatiscenti, lontani da tutto e da tutti - commenta il segretario generale della Flai Brindisi Gabrio Toraldo – . Le autorità hanno una responsabilità precisa: rimuovere tutte le cause che possono provocare morte, anche quelle che si nascondono nei tragitti casa-lavoro. Lo ripetiamo da anni, lo denunciamo da sempre. Ma ogni volta che un lavoratore muore così, è come gridare nel vuoto e aspettiamo un domani”.
“Eppure la realtà ci ha strappato via un altro giovane che cercava il proprio futuro in un lavoro dignitoso e ben retribuito – aggiunge Toraldo –. Noi della Flai Cgil Brindisi continueremo a lottare perché nessun altro debba morire sulla strada del lavoro. Perché dignità, casa, trasporti sicuri e rispetto dei diritti diventino la regola e non l’eccezione».
“Questa morte – conclude – è un’altra ferita per tutta la comunità e non possiamo più restare in silenzio. Chiediamo con urgenza interventi concreti, stabili, duraturi servono alloggi dignitosi e trasporti sicuri. I lavoratori non devono più essere costretti a rischiare la vita per andare o tornare dal lavoro”.