Un anno di cassa integrazione per tutti i giornalisti, escluso il direttore, della Gazzetta di Parma. E l’esubero dichiarato di sei persone. Ad annunciare la decisione aziendale (comunicata il 9 ottobre scorso) è il Comitato di redazione dello storico quotidiano, il cui più antico numero tuttora esistente della testata risale al 19 aprile 1735.

La posizione del Comitato di redazione

“Siamo preoccupati, sconcertati per la situazione lavorativa che ci attende”, scrive il sindacato interno: “Da oggi ci tocca un anno di pesante cassa integrazione: tre giorni al mese a testa, per cominciare. E non è la prima volta: è il terzo stato di crisi dal 2019 a oggi”.

Il Comitato di redazione sottolinea che “già eravamo pochi (33 per l'esattezza): resteremo ancora meno a confezionare un prodotto impegnativo, giornale, web, inserti, podcast. La nostra cassa integrazione arriva dopo una ulteriore, recentissima sforbiciata ai compensi dei collaboratori, che sono linfa vitale, presidio dei territori, vivaio per il futuro”.

Il Cdr rimarca che la decisione matura da “scelte aziendali e politiche industriali cui abbiamo assistito impotenti negli anni. Ad esempio, il capitale sociale è passato da 13,5 milioni di euro del 31 dicembre 2019 ai 5,2 milioni del 31 dicembre 2020 (-8,3 milioni di euro), in un periodo già contrassegnato da difficoltà aziendali senza che un euro di questi fosse utilizzato per un effettivo rilancio. Nello stesso periodo, ed è una coincidenza che lascia sgomenti, l'editore dimostrava invece di credere in un'altra iniziativa imprenditoriale (in perdita da anni) stanziando 8,5 milioni di euro a favore dell'aeroporto”.

Il Cdr così conclude: “Ci pare che il futuro del giornale più antico d'Italia stia a cuore solo ai giornalisti, gli unici che vengono colpiti dalla cassa integrazione aziendale. Ma se sei colleghi ‘anziani’ andranno in prepensionamento, entreranno tre giovani giornalisti/giornaliste, come prevede la legge”.

La replica dell’editore

“La Gazzetta di Parma non è in crisi”, ha affermato la proprietà, evidenziando però che “da decenni i giornali soffrono un calo della diffusione e degli introiti pubblicitari. I giornali locali meno di quelli nazionali, e il calo è ancora più lieve per i quotidiani, come il nostro, così legati al proprio territorio. Ma il bilancio è in difficoltà, proprio per i minori ricavi: e sarebbe un atteggiamento scriteriato, da parte dell'editore, non tenerne conto”.

La proprietà del quotidiano così conclude: “È proprio per continuare a garantire ai lettori un'informazione di qualità che l'editore si trova costretto ad attuare un piano di riorganizzazione, per poter mettere in sicurezza l'azienda, garantire un futuro a tutti i dipendenti e assicurare ai lettori che la qualità del giornale e del sito resterà quella di sempre”.