"Accorpare il Corpo forestale dello Stato all'Arma dei carabinieri, militarizzare donne e uomini in divisa togliendo diritti, comprimere professionalità acquisite e consolidate è stato un clamoroso errore commesso 8 anni fa dalla riforma Madia, un errore da sempre denunciato dal Silp Cgil che non da ora combatte al fianco di chi chiede una rivisitazione di questa scellerata scelta. Per questo abbiamo accolto positivamente la decisione della Cedu, la Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha dato via libera all'esame in contraddittorio di una serie di ricorsi presentati da tutti i sindacati di categoria".

Lo afferma Pietro Colapietro, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil.

"Nel 2019 la Corte Costituzionale - ricorda Colapietro - aveva rigettato le questioni di legittimità sollevate proprio a causa di questa 'controriforma'. Quindi è arrivato il ricorso a Strasburgo che invece ha riaperto il dossier. Gli appartenenti al Corpo forestale dello Stato sono stati discriminati rispetto agli altri cittadini italiani a causa della militarizzazione forzata, a partire dalla questione della libertà associativa e dell'iscrizione ai sindacati. Di questo si dovrà parlare. La Cedu ha anche scritto al governo italiano per chiedere una risoluzione amichevole della questione, a partire da un congruo risarcimento".

"Sono venuti dunque al pettine - conclude il segretario generale del Silp Cgil - i nodi di una decisione assurda che porta la firma del governo Renzi il quale, in nome di una riorganizzazione delle forze di polizia, ha scelto di militarizzare la sicurezza ambientale e di togliere diritti al personale in divisa. Ben altri provvedimenti potevano e dovevano essere presi. La decisione della Cedu è un monito anche per l'attuale esecutivo targato Giorgia Meloni che in tema di diritti del personale in divisa e di militarizzazione della sicurezza sta dando da tempo, come più volte denunciato dal nostro sindacato, segnali preoccupanti".