Scioperodi tre giorni delle lavoratrici e dei lavoratori nei porti italiani, a partire dal 3 aprile per finire giovedì 5 con una manifestazione nazionale a Genova. La protesta è stata indetta unitariamente da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti: "malgrado le numerose riunioni già fatte e la recente proclamazione dello stato di agitazione del settore, dal negoziato con le controparti per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto lo scorso 31 dicembre, non abbiamo ancora ottenuto risposte adeguate rispetto alla richieste che abbiamo avanzato con la nostra piattaforma rivendicativa".

Più salario

Il sindacato ricorda la necessità di recuperare il potere d'acquisto che si è notevolmente ridotto negli ultimi due anni e riconoscere il giusto adeguamento per l'inflazione futura. I lavoratori portuali sono stati tra i più penalizzati durante la pandemia in quanto per senso di responsabilità hanno garantito l'approvvigionamento di merci a tutto il Paese anche quando tutto il resto d'Italia era fermo”. 

Amedeo D’Alessio, segretario nazionale della Filt, spiega che la parte salariale della trattativa si è arenata sulla proposta della parte datoriale di un incremento del 10% del trattamento economico complessivo, giudicato dai sindacati “a un livello ancora non sufficiente livello, motivo per il quale è stato inevitabile indire lo sciopero”.

Salute e sicurezza per un lavoro usurante 

C’è poi la parte normativa. “E’ stata avviata una discussione molto importante che deve proseguire e protrarsi lungo la vigenza del contratto – dice D’Alessio –  e che riguarda i profili professionali legati ai processi innovatiti tecnologici, che necessita di rivedere le figure professionali, e il capitolo su salute e sicurezza. Il nostro settore è particolarmente colpito dagli incidenti e i protocolli di sicurezza vanno rivisti per mettere nelle condizioni minime tutti gli rls, i rappresentanti della sicurezza, nei porti per svolgere il loro lavoro in collaborazione con gli ispettori portuali”. 

Si tratta di un obiettivo strategico, così come lo è “il dare risposte migliorative sul mantenimento del rapporto di lavoro in ragione di eventi di malattia”, continua il segretario Filt ricordando che quello dei portuali è un lavoro usurante, ma che non viene riconosciuto per legge come tale. “Abbiamo anche tavoli aperti presso il ministero competente per ottenere il riconoscimento di lavoro usurante e anche per far partire il decreto di attuazione dell’accordo nazionale dell’ultimo contratto che istituisce un fondo per accompagnare all’esodo il personale con incentivi”.

Tutti in piazza 

L’auspicio dei sindacati è che, dopo lo sciopero, riprendano le trattative e che possa anche intervenire il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. “Abbiamo un problema serio – afferma D’Alessio –: nei porti  siano di fronte a un’età media alta dei lavoratori, i quali devono fare i conti con l’usura e con l’innovazione, motivo per il quale dobbiamo avere a disposizione gli strumenti adatti per affrontare la situazione”.

L’astensione dal lavoro, alla quale aderiscono anche  Felsa Cisl, Nidil Cgil, UilTemp in rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici somministrati presso le autorità portualità, sarà di 24 ore e riguarderà 2 ore per ogni turno di lavoro per tutto il personale. Le strutture territoriali potranno articolare le 24 ore in un’unica giornata, ovvero venerdì 5 aprile 2024, secondo le indicazioni fornite dalle categorie nazionali alle rispettive strutture territoriali. Quindi la manifestazione nazionale a Genova, per la quale il sindacato è certo che “la risposta dei lavoratori sarà forte”.