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Non è il primo, l’ultima volta che le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata incrociarono le braccia era il 23 settembre, e oggi scendono di nuovo in sciopero e nelle piazze di tantissime città per rivendicare il diritto al rinnovo del contratto, un salario adeguato al costo della vita e condizioni di lavoro dignitose.
“Il 22 maggio le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata e delle Rsa scioperano in tutta Italia per ottenere il rinnovo del contratto nazionale della sanità privata Aiop e Aris, bloccato da 6 anni e per il contratto unico delle Rsa fermo da 13 anni”. È questa la dichiarazione congiunta i segretari nazionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, Barbara Francavilla, Roberto Chierchia e Ciro Chietti.
Una trattativa che non c’è
Le organizzazioni sindacali sono mesi che, sedute al tavolo del rinnovo contrattuale, lavorano affinché i diritti di lavoratrici e lavoratori vengano rispettati ma le organizzazioni datoriali rispondono perfettamente a quel detto che vuole che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire. Qual è la richiesta/pretesa? Che l’aumento della retribuzione venga “pagato” da Stato e Regioni con l’aumento delle tariffe delle convenzioni. Ed allora scioperare è inevitabile, visto il fallimento del tentativo di conciliazione presso il ministero del Lavoro e dopo mesi di rinvii e silenzi inaccettabili.
Servizio pubblico?
“Le lavoratrici e i lavoratori che operano nelle strutture sanitarie private accreditate e nelle Rsa svolgono un servizio pubblico essenziale, garantendo ogni giorno cure, assistenza e professionalità alle persone più fragili. Eppure – aggiungono i tre segretari – restano con un contratto bloccato, senza adeguamenti retributivi, senza tutele aggiornate”.
Lo dicevamo: Aiop e Aris continuano a vincolare addirittura l’avvio del negoziato alla copertura integrale dei costi da parte del governo e delle Regioni. “Una pretesa assurda – affermano Francavilla, Chierchia e Chietti – perché la negoziazione di un contratto è in capo alle associazioni datoriali che rappresentano le strutture private che agiscono per conto del servizio pubblico e che non possono scaricare completamente il rischio d’impresa sulle lavoratrici e sui lavoratori e sulla collettività”.
Un silenzio che urla
Ciò che preoccupa davvero chi da 13 anni vede la propria busta paga perdere valore è che governo, Regioni e ministero siano pressoché silenti. Perché? È la domanda che inevitabilmente si pongono anche le organizzazioni sindacali. Qual è la strategia, il disegno?
L’amarezza e la rabbia per la mancanza di relazioni corrette traspare dalle parole di tre dirigenti sindacali: “Il silenzio delle istituzioni è preoccupante. Dal ministero della Salute, dalla conferenza delle Regioni e da Aiop e Aris non arriva alcun segnale. Nessuna apertura, nessun impegno. In questo contesto, è amaro constatare anche che Aiop, proprio nei giorni in cui si terrà lo sciopero nazionale, non ascolterà le richieste che verranno avanzate nelle centinaia di manifestazioni organizzate in tutta Italia – molte delle quali proprio davanti alle loro sedi – perché ha scelto di svolgere la propria Assemblea Generale ad Atene, in piena coincidenza con lo sciopero nazionale del 22 maggio”.
E anche un po’ beffardo, “dimostrando con ciò scarso interesse nei confronti delle condizioni reali delle lavoratrici e dei lavoratori che ogni giorno garantiscono, con professionalità e dedizione, cure e assistenza ai cittadini ma che da anni aspettano il loro contratto. Le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata, con la mobilitazione, ribadiranno ad Aiop ed Aris che per migliorare salari e diritti devono essere trovati i fondi necessari, così come sono stati reperiti per riunire all’estero la rappresentanza datoriale all’ombra del Partenone. Ci troviamo ancora una volta davanti a un segnale chiaro di distanza da parte di chi dovrebbe, al contrario, impegnarsi per riaprire il confronto per i due contratti attesi”.
Nelle piazze per farsi sentire
Rinunciare a una giornata di salario è dura per chi non riesce ad arrivare a fine mese; eppure, in tante e tanti incroceranno le braccia e protesteranno davanti alle sedi istituzionali e riusciranno a farsi sentire anche ad Atene. “Il contratto è un diritto e va rinnovato con il confronto, non possiamo tollerare questi silenzi e le fughe. Il 22 maggio sarà una giornata di mobilitazione in tutte le regioni italiane per rivendicare rispetto e dignità per oltre 200 mila lavoratrici e lavoratori. E nei giorni successivi alo sciopero – concludono Francavilla, Chierchia e Chietti – continueremo con assemblee nei luoghi di lavoro, presìdi e richieste agli Ispettorati Territoriali del Lavoro affinché si verifichi che le strutture accreditate rispettino i contratti collettivi, le condizioni di lavoro e i requisiti professionali del personale. Difendere chi lavora significa difendere anche la qualità dei servizi sanitari e socio-assistenziali offerti ai cittadini”.