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Le cronache dall'economia torinese e dell'automotive in particolare riportano ormai quasi quotidianamente notizie di un settore industriale in forte riorganizzazione, senza che le rappresentanze sindacali siano coinvolte, se non per ragioni puramente procedurali finalizzate all'utilizzo degli ammortizzatori sociali. La segnalazione viene dalla Cgil Torino, per la quale “il governo, nazionale e locale, dovrebbe garantire un percorso a tutela dell’occupazione e della produzione sul territorio.
L’ultima vendita annunciata ieri di Iveco a Tata e della divisione Defence a Leonardo, la cessione della rete di vendita dell’ex Carrefour con gli impatti che abbiamo già denunciato, il passaggio di mano di Marelli e Italdesign certificano invece il risultato di una totale assenza di politiche industriali nel Paese. I nuovi assetti societari, come i cinesi alle Officine Vica di Rivoli, e soprattutto le non tanto sotterranee e sempre più frequenti dichiarazioni di esubero, ultima in ordine di tempo la Kuka Roboter di Grugliasco, ci consegnano un quadro fortemente preoccupante sul quale occorre intervenire subito”.
Il sindacato pone la questione se il contributo dello Stato alla tutela del settore industriale debba riguardare esclusivamente il rafforzamento degli asset legati alla produzione militare oppure se, come la stessa Cgil Torino ritiene, debba riguardare la difesa di tutto il tessuto produttivo, delle competenze, delle professionalità che il nostro territorio esprime, investendo nella realizzazione di un polo della manifattura e dell'innovazione tecnologica che mantenga le produzioni, difenda il lavoro, diventi leader nella transizione ecologica e energetica.
“Il metodo con cui apprendiamo troppo spesso queste notizie – si legge in un comunicato – è un ulteriore problema: si esclude infatti il confronto preventivo con le organizzazioni sindacali e le Lavoratrici e i Lavoratori che rappresentiamo, su cui si scaricheranno gli effetti di scelte calate dall’alto senza possibilità di discuterle. Dov'è la politica? Dove sono le Istituzioni locali?
Difendere il presente e il futuro di Torino significa difendere la sua produzione industriale. Serve che la città chieda subito un confronto su tutte le vertenze aperte e si faccia promotrice presso il governo della necessità di un intervento pubblico straordinario a difesa della produzione e dei posti di lavoro. Non ci rassegniamo a una città del consumo e del turismo: è urgente una presa di posizione forte che costringa chi ha le leve per farlo a intervenire. Il silenzio è un’opzione per noi inaccettabile”.