A Cagliari, le segreterie territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil lanciano l’allarme: il nuovo bando per la vendita di Sanac, arrivato al settimo tentativo, prevede la possibilità — anche se solo come opzione residuale — di vendere separatamente i quattro stabilimenti italiani. Un’ipotesi che, per i sindacati, rappresenta “un rischio concreto” per i circa trecento lavoratori complessivi e per la stessa tenuta industriale dell’azienda.

Macchiareddu la più esposta

A preoccupare in modo particolare è il destino del sito di Macchiareddu, nel Cagliaritano, già penalizzato da costi energetici e logistici più alti rispetto al resto d’Italia. “Una frammentazione sarebbe deleteria per la Sardegna – avvertono Giampiero Manca (Filctem), Mattia Carta (Femca) e Davide Collu (Uiltec) – perché l’isolamento geografico e i costi di trasporto renderebbero impossibile competere senza una rete integrata con gli altri stabilimenti”.

Pressioni sulla Regione e sul Governo

Le tre sigle hanno chiesto un incontro urgente con l’assessorato regionale dell’Industria. L’obiettivo è sollecitare la giunta sarda a fare pressione sul Governo affinché tuteli “l’integrità e la strategicità” del gruppo, salvaguardando l’unità produttiva e la collocazione nella filiera dell’acciaio, in particolare per l’ex Ilva di Taranto, principale committente.

Dieci anni di incertezze

Non è la prima volta che Filctem, Femca e Uiltec si oppongono alla vendita frazionata. Dopo dieci anni di crisi e di tentativi falliti di cessione, i sindacati ricordano che Sanac ha dimostrato il proprio valore industriale proprio grazie alla sinergia tra i quattro siti – Macchiareddu, Massa Carrara, Gattinara e Vado Ligure. “Il nostro auspicio – concludono – è che un unico soggetto industriale rilevi l’intero complesso, per restituire prospettiva e stabilità alle lavoratrici e ai lavoratori”.