La cooperativa Ruah di Bergamo ha annunciato 30 esuberi e nei giorni scorsi i sindacati hanno indetto lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. “Questa cooperativa soffre, come le altre nel resto del paese, delle misure restrittive verso i migranti", spiega Giuliana Rota, segretaria Fp Cgil, alla redazione del magazine online PubblicAzione: "Ne arrivano di meno e i bandi prefettizi tagliano il budget giornaliero per persona accolta (dal precedente tetto di 35 euro si passa a una quota tra 26,50 euro e 21,50), peggiorando la qualità dei servizi. Non è un segnale di buona accoglienza né per una buona integrazione, ad esempio, prevedere nel capitolato lenzuola di carta”.

La cooperativa ha dunque avviato il licenziamento collettivo. In questo momento la procedura riguarderà 22 lavoratori a tempo indeterminato, in aggiunta ad altri otto a tempo determinato, che non verranno rinnovati (i lavoratori complessivi sono oltre un centinaio). "!Calano i migranti, che così saranno dirottati nei centri di Botta di Sedrina e Gleno di Bergamo, cala il rapporto tra loro e gli operatori", continua Rota: "Le docenti di lingua italiana sono state escluse dal nuovo bando, questo significa sia il taglio dei corsi e dei posti sia la volontà di ostacolare l’integrazione: parlare una stessa lingua è fondamentale”.

La cooperativa aveva già tentato una riorganizzazione interna: nell'ottobre scorso aveva infatti "preannunciato di chiudere entro la fine del 2018 alcuni centri di accoglienza, ma poi abbiamo trovato un accordo per la gestione della crisi. Gli esuberi attuali coinvolgono anche personale fisso e non solo precario, come la volta precedente. E i numeri potrebbero salire Per salvaguardare i posti di lavoro, dunque, vogliamo provare a richiedere il Fondo di integrazione salariale (Fis) a fronte di una riduzione progressiva dell’orario di lavoro”.