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Poste Italiane, una delle aziende più importanti del Paese, nonché una delle principali a partecipazione statale, continua a mantenere un atteggiamento schizofrenico, facendo la spola tra le sirene del mercato e il mandato pubblico a garantire un servizio universalistico, dal quale sembra volersi allontanare sempre di più. Da un lato, infatti, l’acquisizione di Tim la candida a diventare un player strategico nel settore delle Tlc – che oggi si presenta come un far west – dall’altro, sulle relazioni industriali mantiene un modus operandi che la Cgil e la Uil hanno più volte definito “feudale”.
La trattativa separata con Cisl
Parla di “ossimoro” Nicola Di Ceglie, segretario nazionale Slc Cgil, per indicare la grande contraddizione di un’azienda-paese come Poste, che continua a condurre le trattative su tavoli separati con la Cisl e altre organizzazioni minoritarie. Il primo episodio fu la firma “nottetempo” dell’accordo sulla maxi-riorganizzazione, del quale Slc Cgil e UilPoste seppero solo a cose fatte.
La lettera al ministro: “Giorgetti intervenga”
A quasi un anno di distanza, le pratiche non sembrano cambiate, tanto che le due organizzazioni di categoria, insieme alle rispettive confederazioni, hanno inviato una lettera al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, auspicandone l’intervento immediato. “Abbiamo chiesto al ministero di intervenite in questa vicenda in quanto maggiore azionista di Poste, che è una partecipata pubblica, perché non possiamo permetterci di stare fuori da questa discussione che riguarda il futuro del Paese - commenta Pino Gesmundo, segretario nazionale Cgil – Riguardo alla sistematica esclusione dai tavoli, possiamo anche aspettarci un comportamento del genere da un’azienda. Ma non da altre organizzazioni sindacali come la Cisl”.
Gesmundo: “Rivendichiamo la partecipazione della Cgil”
“Noi rivendichiamo la nostra partecipazione, soprattutto in una fase complessa come quella che stiamo vivendo, in cui il governo mira a dividere il sindacato piuttosto che avviare un confronto serio su una visione strategica del Paese – prosegue Gesmundo – e metteremo in campo nuove iniziative di protesta”.
Nei mesi scorsi le due confederazioni, insieme ai sindacati dei pensionati e delle comunicazioni, avevano portato avanti una campagna di sensibilizzazione sui diritti dei lavoratori di Poste, ma anche dei cittadini, soprattutto i più fragili: “Noi abbiamo una responsabilità rispetto alla tutela degli utenti di Poste”, spiega Gesmundo, che richiama anche l’azienda al rispetto del suo ruolo di fornitore di un servizio universalistico.
Dividendi per oltre 286 milioni
I risparmi che i cittadini affidano agli uffici postali fruttano allo stato dividendi per oltre 286 milioni di euro. Ma “fare utili tagliando è abbastanza semplice - prosegue Gesmundo - vorremmo capire se questi utili vengono reinvestiti a favore dei cittadini e dei lavoratori, o se finiscono solo nelle tasche dei privati”.
I tagli a spese dei lavoratori...
Secondo Di Ceglie, in Poste ormai è completamente assente la pluralità della democrazia: “Siamo in grossa difficoltà perché non ci è più permesso di dare il nostro contributo alla discussione. L’azienda fa un tavolo con la Cisl e con gli autonomi e poi ci convoca per comunicarci cosa hanno deciso”. Si tratta di decisioni che riguardano l’assetto strutturale dell’azienda e che toccano profondamente la vita dei lavoratori. In seguito alle tre riorganizzazioni, infatti, diversi uffici postali sono stati chiusi nei piccoli centri e nelle periferie delle grandi città, e i dipendenti messi di fronte alla scelta tra un trasferimento e la perdita del posto di lavoro. La chiusura delle sedi ha comportato un aggravio di lavoro per le altre, che ne hanno dovuto assorbire le mansioni, senza che i lavoratori avessero prima fatto un percorso di formazione adeguato alle nuove competenze.
...e dei cittadini
Come entrambi i dirigenti sindacali sottolineano, Poste svolge un servizio universale di responsabilità pubblica in molti luoghi del nostro Paese non raggiunti dalle banche e da altri servizi, ma dove un ufficio postale c'è sempre stato. Un servizio che andrebbe garantito a tutti i cittadini. “Una riorganizzazione che mira a fare utili e a staccare cedole per il governo, ma che non tiene conto dei lavoratori e dei cittadini - commenta Gesmundo - non possiede la visione strategica che dovrebbe avere una partecipata pubblica”.
La protesta di Cgil e Uil
Contro le scelte e gli atteggiamenti dell’azienda, continua la mobilitazione promossa da Slc, UilPoste, Cgil e Uil. Dopo lo sciopero del 3 giugno scorso, le organizzazioni sindacali ne hanno promosso uno delle prestazioni straordinarie, iniziato il 21 luglio, che andrà avanti fino alla fine di agosto. “Lo ritireremo se avremo le risposte che stiamo aspettando – dice Di Ceglie - ovvero rimetterci attorno a un tavolo e ragionare di una riorganizzazione che metta al centro il valore delle persone e del lavoro”.
Divisi non si vince
La speranza di Cgil e Uil è che si ricostruisca l’unità sindacale all’interno dell’azienda. “Non è un fatto positivo – concludono Gesmundo e Di Ceglie - né per i lavoratori, né per il sindacato”. Divisi non si vince mai.