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“Forte preoccupazione in merito alla sentenza del Tar di Salerno con la quale, secondo le prime informazioni disponibili, sarebbe stata autorizzata la società di Caronte&Tourist, Cartour alla pratica dell’autoproduzione”. Ad esprimerla Filt Cgil nazionale e Filt Cgil Campania, aggiungendo: “Pur comprendendo che sono in corso i necessari approfondimenti giuridici, ci sorprende e ci preoccupa un simile cambio di orientamento da parte del Tar, soprattutto alla luce delle numerose pronunce precedenti, sia a Salerno che a Napoli, che hanno costantemente respinto la possibilità dell’autoproduzione portuale, in assenza dei rigidi presupposti previsti dalla legge 84/94”.
“Queste decisioni - spiega la Filt - appaiono ancor più incomprensibili alla luce dell’entrata in vigore del decreto legislativo 199/2023, cosiddetto decreto Gariglio, che è intervenuto proprio per chiarire, normare e restringere il ricorso all’autoproduzione nei porti, solo in presenza di specifici requisiti, tra cui l’impossibilità di affidare le operazioni portuali ad imprese portuali o a fornitore di manodopera temporanea ex articolo 17, Legge 84/94, peraltro in coerenza con le normative comunitarie e internazionali”.
“Siamo certi - proseguono Filt Cgil nazionale e della Campania - che l’Autorità di sistema portuale interessata procederà ad impugnare la sentenza del Tar Salerno, a difesa della legittimità dei propri atti, della trasparenza amministrativa, della corretta gestione del sistema portuale e del suo equilibrio complessivo, sempre più esposto a rischi di dumping sociale, concorrenza sleale e compressione dei diritti dei lavoratori”.
“Siamo pronti a intervenire - affermano infine le due organizzazioni - a supporto nell’eventuale giudizio di impugnazione, al fianco dell’Autorità di sistema portuale, per tutelare il principio di legalità, la sicurezza nei luoghi di lavoro e la dignità del lavoro portuale. È necessario ribadire con forza che qualsiasi attività portuale debba avvenire nel pieno rispetto della normativa vigente, a tutela non solo della concorrenza leale tra imprese, ma soprattutto della sicurezza e delle condizioni di lavoro del personale coinvolto. L’autoproduzione, infatti, alimenta una pericolosa spirale al ribasso delle tutele, degli standard retributivi e delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori portuali e marittimi”.