All’appello mancano oltre 10 mila lavoratori, un accordo mai stipulato per l’area dirigenziale istituita nel 2017, il rinnovo del contratto di tutto il comparto, scaduto già da due anni.

È per questo che la polizia di Stato protesta oggi, 12 luglio, davanti alle prefetture di tutta Italia, con una mobilitazione indetta dal Silp che ha il pieno sostegno della Cgil, per chiedere assunzioni straordinarie, condizioni di vita e di lavoro dignitosi, e stipendi decenti. Richieste a cui il governo, che della politica della sicurezza ne ha fatto una bandiera, non ha dato alcuna risposta.     

24 euro lorde, una miseria

Anzi, una sì: il documento di economia e finanza varato dall’esecutivo prevede 24 euro lorde in più al mese una tantum per quest’anno. “Che a conti fatti equivalgono a meno di un caffè al giorno” commenta il segretario generale del Silp Pietro Colapietro.

Una miseria, che ha il sapore della presa in giro. Soprattutto per un comparto che si fa in quattro per andare incontro alle esigenze del Paese, nel vero senso della parola. Il fenomeno migratorio viene dichiarato un’emergenza? La competenza passa alla polizia. Il disagio abitativo diventa un’emergenza? Se ne devono fare carico gli operatori in divisa, al posto degli enti locali.

Servizi latitanti

In questo modo il sistema sicurezza non riesce a garantire i servizi essenziali per cui esiste: la prevenzione, l’assistenza ai cittadini, l’investigazione. Quali sono le conseguenze?

“Innanzitutto se il cittadino chiama il 112 o il 113 spesso non abbiamo personale da mandare dove c’è la richiesta di intervento – spiega Colapietro -. Inoltre, per coprire servizi, il personale è costretto ai doppi, tripli turni. 6 ore che diventano 12, a volte 18 ore di seguito. Senza riposo, saltando il pranzo e la cena. Ci sono colleghi del reparto Mobile che per sopperire alle carenze di personale sono costretti a macinare chilometri e chilometri, dopo ore di viaggio fare uno o due turni e poi tornare indietro. È una situazione insostenibile”. 

Malcontento e passione

Una situazione che ha portato al malcontento e alla protesta di oggi. “Ma non alla disaffezione perché svolgiamo il nostro lavoro con passione, per gli altri, andando incontro alle fragilità – aggiunge Colapietro -: ma questo non deve essere un valido per mancarci di rispetto”. Sul comparto sicurezza sono state fatte promesse, proclami, slogan. Solo parole, a cui non è seguito nulla.

Fenomeno suicidi

“Oltre al fatto che nel Def non sono state previste le risorse per i contratti né per le assunzioni necessarie per compensare i pensionamenti – dichiara la segretaria confederale Cgil Lara Ghiglione -, e che gli stipendi sono fermi al 2021, l’attenzione alle condizioni di lavoro e al benessere organizzativo delle poliziotte e dei poliziotti è inadeguata. Lo dimostra anche l'esplosione del fenomeno dei suicidi, 28 casi dall'inizio dell'anno tra tutti i corpi in divisa, 14 solo nella polizia.

La sicurezza non è una guerra

Secondo la dirigente sindacale, la politica del governo quando si tratta di sicurezza è tutta incentrata sul rafforzamento delle forme repressive, che si misura anche attraverso le ipotesi di un maggiore ricorso alle forze armate in compiti di ordine pubblico. “La militarizzazione sotterranea della sicurezza costituisce il tentativo distorto di supplire alle carenze strutturali e di organico del personale di polizia – dice Ghiglione -, affidando ai militari compiti per i quali non sono preparati: la sicurezza interna non è una guerra da affrontare con gli eserciti”.

Assunzioni straordinarie

Le carenze non risparmiano nessun settore, neppure la polizia stradale, con intere reti che non vengono presidiate e dove non c’è attività di prevenzione, tant’è che sono in aumento gli incidenti mortali. Insomma, si lavora tanto e male.

“Abbiamo bisogno di assunzioni straordinarie – conclude Colapietro -. Da qui a due, tre anni a causa dei pensionamenti, che sono 3-4 mila all’anno solo nella polizia di Stato, ci sarà una decurtazione del personale”.

Priorità formazione

E poi ci vuole formazione, occorre finanziarla e farla. Con la cartolarizzazione voluta da Tremonti sono stati venduti gli immobili delle scuole di polizia. E non è stato stanziato nemmeno un euro per la formazione. Senza contare che i giovani che entrano in polizia hanno uno stipendio misero e quello che li attende è una pensione ancora più misera.

“Occorre dare gli adeguati strumenti di formazione e le risorse per i rinnovi dei contratti – rincara Ghiglione - e avviare un grande processo di assunzioni che permetta di far lavorare gli operatori della sicurezza in condizioni migliori”. Ma il governo dov’è?