In un silenzio quasi totale, il mercato del lavoro italiano ha perso 120 mila occupati. Lo certifica l’ultima revisione Istat, che ha ricalibrato al ribasso i dati diffusi appena un mese fa. Non si tratta solo di una correzione tecnica: la nuova serie destagionalizzata ridisegna l’intero quadro occupazionale degli ultimi mesi, con effetti significativi sulla lettura delle dinamiche in corso.

La fotografia aggiornata parla chiaro: a luglio 2025 il numero degli occupati si attesta a 24 milioni e 277 mila, ben lontano dai 24 milioni e 396 mila inizialmente stimati per giugno. Una differenza che ridimensiona anche la traiettoria complessiva dell’occupazione, riportandola a una crescita molto più contenuta e meno vigorosa di quanto apparisse. In sostanza, l’onda lunga del rimbalzo post-Covid sembra ormai esaurita e la spinta del mercato si è fatta più fragile.

Leggi anche

Il tasso di occupazione sale al 62,8 per cento (+0,1 punti), grazie a un incremento congiunturale di 13 mila unità e alla contestuale diminuzione dei disoccupati (-17 mila). Ma questi segnali positivi convivono con un dato strutturale meno confortante: la crescita dell’occupazione, osservata su base annua, si è stabilizzata su ritmi deboli, inferiori all’1 per cento.

La revisione statistica mette così fine al cosiddetto “puzzle degli occupati”, l’anomalia che da tempo mostrava un’economia stagnante accompagnata da un sorprendente aumento dei posti di lavoro. Il nuovo quadro restituisce coerenza tra andamento del pil e dinamiche occupazionali, ma al prezzo di un ridimensionamento che riporta indietro le lancette.

Il messaggio che arriva dai numeri aggiornati Istat è dunque chiaro: la crescita appare rallentata e incapace di sostenere il ritmo necessario per ridurre le fragilità di un sistema in difficoltà. Una sfida cruciale per l’Italia, che rischia di restare intrappolata in una zona grigia fatta di occupazione precaria, bassi salari e prospettive incerte.