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Presentata alla Camera del Lavoro di Milano l’indagine dello Spi Cgil provinciale con la Fondazione Di Vittorio: “Come vivono oggi le pensionate e i pensionati milanesi?”, un’iniziativa per provare a rispondere alle domande su quali siano le loro priorità, le difficoltà quotidiane, le aspettative verso il futuro e lanciare “uno sguardo attuale e realistico su una generazione che continua a sostenere la città, tra fragilità e impegno civile”.
I dati
I principali risultati emersi evidenziano che quasi la metà degli intervistati ha al massimo 70 anni, il 38,8% è nella fascia 71-80 anni e solo il 13,2% supera gli 80 anni. Il 61% percepisce un reddito mensile tra 1.000 e 2.000 euro. Il 60% si definisce “sereno” circa la propria condizione psicologica, ma il 34% segnala tempi di attesa della sanità che ritiene “non accettabili”. Il 31% vive da solo e la solitudine è citata come una delle principali paure dagli intervistati.
«Questa indagine conferma che i pensionati di Milano non vogliono essere esclusi o dimenticati», ha dichiarato il segretario di Spi Cgil Milano, Massimo Bonini - generazione che non si rassegna. Non chiede solo più sanità, ma chiede di poter vivere in città che tengano conto delle loro esigenze”.
Non di solo denaro vive il pensionato
Il sindacato spiega che l’analisi mette in luce come non sia solo una questione economica: “la vera emergenza è la mancanza di opportunità di partecipazione, la solitudine, la difficoltà ad avere servizi adeguati nel territorio”. Le sfide individuate per il futuro riguardano il potenziamento dei luoghi di aggregazione per anziani e la promozione di iniziative che favoriscano la socialità e il confronto intergenerazionale.
Tra le priorità la riduzione delle liste d’attesa e il miglioramento dell’accesso ai servizi sanitari e sociosanitari per le persone anziane. In primo piano anche la necessità di rendere “più visibile il contributo delle persone pensionate nella città, valorizzando competenze, tempo, volontariato”, oltre a quella della garanzia di “una tutela economica che consenta una vita dignitosa, non solo sopravvivere”.
Fatti non parole
"Vogliamo che questo studio non resti chiuso in un cassetto – continua Bonini -. Serve agire, insieme alle istituzioni, alle associazioni e ai cittadini".
Per questo serve comprendere le condizioni di vita attuali dei pensionati e delle pensionate, a partire dalla loro quotidianità, lo stato di salute, i rapporti con il territorio e i servizi. Il sindacato intende dunque raccogliere suggerimenti e proposte che possano “orientare le scelte politiche e sindacali future, nella prospettiva di costruire una società più giusta, inclusiva e attenta ai bisogni delle persone anziane”.