Mohamed Oueslati non ce l’ha fatta. Dopo 48 ore di agonia in un letto di ospedale è morto in seguito alle gravi ferite riportate mentre stava lavorando. La vittima, 59 anni, residente ad Aosta, era un operaio della ditta Heresaz di Verrès. In base a una prima ricostruzione, giovedì scorso, 18 gennaio, l’uomo stava smontando le luminarie nel centro storico di Châtillon quando sono stati sollevati i piantoni impiegati per rendere stabile il camion in uso. Il mezzo pesante è improvvisamente piombato a terra e il lavoratore è stato colpito alle gambe dalla parte posteriore del veicolo, rimanendo bloccato contro la facciata di un edificio che costeggia la via centrale del paese. Trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Parini di Aosta già in gravi condizioni, è morto sabato 20 gennaio al CTO di Torino, dove era stato trasferito in seguito a un peggioramento delle sue condizioni, dopo 48 ore di agonia. 

Al momento del fatto sul posto sono intervenuti il 118 e i carabinieri. Gli accertamenti sono stati affidati alla Struttura complessa prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell'Usl. L'indagine sull'accaduto è coordinata dalla procura di Aosta. Mohamed Oueslati lascia la moglie e 4 figli.

Fabrizio Graziola, Fiom e Cgil Valle D’Aosta: “Di lavoro si vive, ma non è accettabile che si muoia”

"Il 2024 inizia con questa terribile notizia che segna la prima morte sul lavoro in Valle d’Aosta, come se non fossero state già abbastanza le vittime sui luoghi di lavoro in questi ultimi anni, 8 nel 2022, a cui si aggiungono 1600 infortuni”. Per Fabrizio Graziola, segretario confederale Cgil Valle d’Aosta con delega alla sicurezza sul lavoro, nonché segretario generale regionale Fiom Cgil, “è dura dover commentare un’altra morte sul lavoro, se si pensa che in maniera sistematica ripetiamo l’importanza che deve essere data alla prevenzione sul lavoro proprio perché le morti non si verifichino più. Quello che è avvenuto a Châtillon è l’ennesimo episodio che viviamo nella nostra regione di un lavoratore che esce di casa vivo e con tanti progetti per la sua vita e per quella dei suoi familiari e non vi rientra più . È straziante tutto questo”.

"Della dinamica dell’incidente – prosegue il sindacalista – se ne stanno occupando, giustamente, le autorità competenti e cercheremo di capire anche noi, attraverso gli organi preposti, che cosa sia realmente successo. Un fatto, purtroppo, resta ed è che un marito e un papà di 4 figli è morto lavorando e non tornerà più a casa. Tutto questo è inaccettabile. Abbiamo tutti un dovere morale a cui far fronte e tutti, partendo da chi in Regione fa le leggi, dobbiamo porre fine a questa ‘strage’. È evidente che c’è qualcosa che non funziona nell’ambito della sicurezza. I dati devono far riflettere sì, ma devono dare anche l’input per agire. Manca un’attenzione massiccia a una problematica che anche qui in Valle sta diventando sempre più pressante. Di lavoro si vive, ma non è accettabile che si muoia”.

"È necessario – dichiara Fabrizio Graziola – istituire dei tavoli dove si affronti il problema, facendo anche una panoramica di tutte le aziende e monitorando costantemente le condizioni di sicurezza. Chiediamo controlli, ma per risolvere problemi e per evitare che fatti come questo si ripetano. Tutti i lavoratori devono poter andare a lavoro con la certezza di ritornare a casa. Nel caso specifico dell’incidente mortale a Châtillon la Fiom Cgil Valle d’Aosta si stringe al dolore dei familiari. Ma non ci limitiamo a questo”.

L’Infortunio da schiacciamento – sottolinea il segretario generale dei metalmeccanici della Cgil Valle d’Aosta – è fra le tre casistiche più frequenti. Tutte le aziende grandi e piccole devono obbligatoriamente fare formazione su salute e sicurezza e se necessario aumentare gli investimenti. Non si può minimamente pensare di risparmiare sulla vita delle persone. I controlli ci devono essere, ma alla base si deve costruire una ‘cultura della sicurezza’ partendo dalle scuole. Anche noi come sindacato ci impegniamo già costantemente e lo faremo ancora di più per focalizzare l’attenzione di tutte le parti in causa su questo argomento. Troppo spesso, anche in questa regione, si dimentica la parola sicurezza, e spesso capita – conclude Fabrizio Graziola – che si taglino fondi proprio sugli enti preposti alla sicurezza”.