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Massiccia l’adesione allo sciopero, con punte del 100% nei servizi non essenziali e di oltre l’80% in moltissimi altri luoghi di lavoro in tutta Italia per il nuovo contratto nazionale di lavoro che riguarda 600mila addetti del settore delle imprese di pulizia, servizi integrati, multiservizi, scaduto da oltre sei anni. Oltre 7mila addetti del comparto hanno poi preso parte a Roma alla manifestazione unitaria organizzata in piazza Bocca della Verità dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti. Alla mobilitazione hanno aderito anche i lavoratori in somministrazione con le federazioni di categoria Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp.
Una mobilitazione, finalizzata ad accendere i riflettori sulle condizioni di lavoro in un settore spesso dimenticato, dove si opera prevalentemente in regime di appalto: lavoratori spesso invisibili e resi fragili dalla precarietà, ma la cui opera è essenziale per garantire un ambiente salubre, pulito e confortevole nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali e negli altri luoghi pubblici. Prestazioni lavorative garantite nonostante le difficili condizioni di impiego, con orari ridotti e salari ai limiti della sostenibilità, a fronte di fatturati che superano quota 135 miliardi di euro.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti denunciano lo stallo dei negoziati con le associazioni imprenditoriali Anip Confindustria, Legacoop Servizi, Federlavoro e Servizi Confcooperative, Unionservizi Confapi e Agci, per il rinnovo del contratto scaduto da 72 mesi – dal 30 aprile 2013 – nel comparto dei servizi privati in appalto, particolarmente esposto alle logiche del massimo ribasso e al dumping contrattuale, con le inevitabili ripercussioni sui livelli occupazionali e retributivi con drastica riduzione dell’orario di lavoro. Emergenza nell’emergenza, come evidenziano le federazioni sindacali in un volantino unitario, le ripercussioni della crisi degli ultimi anni, che "lavoratrici e lavoratori hanno pagato pesantemente con la riduzione dei contratti individuali e l’angoscia di vedere a rischio il proprio posto di lavoro ad ogni cambio di appalto".
Le tre organizzazioni sindacali di categoria puntano il dito anche "contro il decreto sblocca cantieri, che ripristina il massimo ribasso per l’aggiudicazione degli appalti e allarga il ricorso al subappalto senza indicazione dei subappaltatori", modifiche che potrebbero avere ripercussioni drastiche sui lavoratori, che subiranno da un lato ulteriori tagli sugli orari di lavoro e dall’altro, per effetto dell’allentamento dei controlli sui subappalti, rischiano di diventare un ingranaggio di un sistema criminale. "La misura è colma per i lavoratori – affondano i sindacati – che non vedono rinnovato il contratto nazionale di lavoro perché le associazioni imprenditoriali non sono disponibili ad accettare un irrisorio aumento salariale contrattuale ed a riconoscere diritti come quello della retribuzione dei primi tre giorni di malattia".
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltrasporti considerano diritto inalienabile dei lavoratori il rinnovo un contratto collettivo nazionale che affronti i temi già ampiamente discussi ed approfonditi nel corso delle trattative, rispetto ai quali hanno elaborato articolate proposte sul cambio di appalto e/o affidamento di servizio, nonché sui contenuti della contrattazione di secondo livello e sull'importante tema della salute e sicurezza. I lavoratori reclamano il rinnovo del contratto nazionale per un salario dignitoso, diritti e tutele contro la precarietà e lo sfruttamento e regole certe, trasparenza, legalità.