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L’avvio della procedura di liquidazione giudiziale è arrivato il 24 settembre. La Marangoni Meccanica di Rovereto (Trento), storica azienda (fondata nel 1965 come semplice officina di riparazioni) attiva nella progettazione e fabbricazione di macchinari per la produzione di pneumatici di grandi dimensioni, è praticamente fallita.
Dall’ottobre 2024 l’azienda era in concordato preventivo e aspettava eventuali investitori, ma al tribunale non sono arrivate offerte. E il peso dei debiti (che ammonterebbero a circa 30 milioni di euro) l’ha schiacciata. Per il 15 gennaio prossimo è prevista l’udienza per l'esame dello stato passivo.
A perdere il posto sono 40 lavoratori, attualmente senza stipendio e impossibilitati ad avere nuovi ammortizzatori sociali. Sono infatti incastrati in un limbo burocratico: in attesa di essere licenziati o di licenziarsi a propria volta, potendo quindi accedere all’indennità di disoccupazione.
Dal 2018 l’azienda attraversava fasi di difficoltà, dovute al restringimento del proprio mercato (composto di macchine agricole, movimento terra ed escavazione) e alla concorrenza internazionale. Lo scoppio della guerra in Ucraina, con il blocco Ue delle esportazioni in Russia (storica “cliente” dell’azienda) e l’annullamento di commesse importanti, ha provocato una crisi irreversibile.
“Una vicenda triste per i lavoratori e per la fabbrica”, spiega Manuela Terragnolo (Fiom Cgil Trentino) alla stampa locale: “La Marangoni è potenzialmente ancora un patrimonio tecnologico e di conoscenza. È un’azienda di prestigio, i lavoratori hanno professionalità importanti. Ora è davvero difficile poter recuperare la situazione, questo è frustrante per tutti”.
Paradossale è la situazione dei lavoratori. “Avevamo attivato un anno di cassa integrazione straordinaria per accompagnare la procedura di mobilità fatta all'inizio del 2025 e dare ossigeno all'azienda”, prosegue: “Ma la procedura concordataria si è interrotta con l’avvio della procedura di liquidazione. I lavoratori ora sono senza stipendio e senza contributi, né al lavoro né licenziati, in attesa delle decisioni del curatore fallimentare”.
Conclude la dirigente Fiom: “Entro metà dicembre certificheremo il credito dei lavoratori, per poi accompagnarli nelle fasi successive che possono riguardare il licenziamento collettivo, le dimissioni per giusta causa e quindi la ricerca di una collocazione alternativa. Speravamo che con la cassa integrazione straordinaria e la procedura di mobilità l’azienda potesse sopravvivere, purtroppo non è andata così”.