Secondo la relazione annuale dell'Inail, nel 2018 i morti sul lavoro denunciati all'istituto sono stati 1.218, il 6,1% in più rispetto all'anno precedente. Nei primi sei mesi del 2019, poi, le vittime sono già 482, con un incremento rispetto all'anno scorso del 2,8%. Numeri sicuramente sottostimati, perché non tengono conto di quelli non denunciati. In aggiunta, non bisogna dimenticare i lavoratori e le lavoratrici colpite da malattie professionali, anch'esse in aumento. In apertura di legislatura la Camera decise di dedicare una seduta proprio al tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; intervenne l'appena nominato ministro del Lavoro Luigi Di Maio, prese impegni davanti all'assemblea dicendosi indignato e addolorato per quella che lui definì una strage intollerabile, ma da allora davvero poco è cambiato. Su questi temi è intervenuta su RadioArticolo1 Rossana Dettori, segretaria confederale della Cgil.

 

“I numeri – osserva Dettori – ci dicono chiaramente che il fenomeno è in aumento e che la situazione è sempre più pesante: bisogna fare qualcosa, non è più sufficiente scandalizzarci. Non basta stare vicino alle famiglie delle vittime: bisogna fare in modo di evitare che la gente la mattina esca per andare al lavoro e non torni più a casa”. Di questo si è parlato nell’incontro tra i sindacati e il sottosegretario Durigon di ieri (31 luglio, ndr). “Si è avviato un percorso – riprende la sindacalista – che noi giudichiamo virtuoso e che dovrebbe portarci a settembre a un nuovo appuntamento in cui verranno definiti gli obiettivi che ieri ci siamo dati. Una cosa è assodata: non dobbiamo cambiare il decreto 81 del 2008; bisogna applicare le norme: in questo paese ci sono datori di lavoro che ancora non applicano il decreto. E non bisogna dimenticare che mancano alcuni decreti attuativi”.

Per Dettori anche l’azione del governo è deficitaria: “Non si preoccupa minimamente di costruire le sinergie necessarie a far funzionare il sistema. I controlli, le verifiche e le ispezioni non sono mai state messe a regime perché sono diversi i soggetti che dovrebbero intervenire su questo tema, ma le istituzioni non si parlano. Per cui hai il ministero della Sanità e quello del Lavoro che non riescono a entrare in relazione, non comunicano nemmeno i dati fra di loro”.

C’è poi un tema strettamente sindacale. Per la dirigente Cgil “è fondamentale intervenire sull’organizzazione del lavoro e questo con il sottosegretario è uno dei punti che abbiamo analizzato e su cui abbiamo concordato”.

La situazione, ovviamente, è tanto più grave quanto più si scende nella filiera: “Basta provare a pensare a cosa succede in tutta la filiera degli appalti e subappalti o del lavoro nero. C'è tutto un mondo del lavoro che non riusciamo nemmeno a ispezionare perché è sconosciuto”. E l’assurdo, in virtù di quanto descritto, è che il governo licenzia “uno sblocca cantieri che è un viatico a non rispettare le regole su salute e sicurezza. Perché quando parliamo di riduzione del costo del lavoro non significa soltanto pagare meno la gente, ma anche fare meno formazione, risparmiare sugli strumenti e le dotazioni per la prevenzione”.

Negativo anche il giudizio sulla possibile riduzione dei premi Inail immaginata per la prossima legge di stabilità: da un lato si manda un messaggio chiaro alle aziende, “quello di abbassare la guardia, di non investire in sicurezza; dall’altro ci sono pesanti ripercussioni sul bilancio dell’Inail e quindi sulle azioni per formazione e prevenzione”.