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“Uno sciopero per aumentare i salari e le pensioni”. Questo il primo obiettivo dello stop di venerdì 12 dicembre indetto dalla Cgil nelle parole del segretario generale Maurizio Landini, intervistato oggi (giovedì 11) da Repubblica: “Uno sciopero sociale, ma anche politico. Vogliamo cambiare le politiche sbagliate del Governo Meloni, rivendichiamo un futuro di pace e giustizia sociale per le nuove generazioni”.
La legge di bilancio
“Una manovra d’austerità che non serve al Paese e che viene fatta solo per abbassare il deficit e comprare armi”, argomenta Landini: “Il mondo del lavoro vuole cambiamenti veri. Non può continuare a pagare i condoni, mentre interi settori produttivi (siderurgia, automotive, chimica, moda, terziario) sono in crisi. Rischiamo la deindutrializzazione. Profitti e ricchezza crescono, salari e stabilità dell’occupazione per donne e giovani no”.
Il leader Cgil ricorda che nell’incontro con il governo sulla legge di bilancio, avvenuto il 10 ottobre a Palazzo Chigi, era presente solo il ministro Giorgetti: “Ha detto in modo chiaro che la manovra serviva per andare sotto al 3 per cento di deficit, per avere margini elettorali il prossimo anno e chiedere all’Europa prestiti per comprare armi. La conferma che questa manovra non serve al Paese”.
Il fisco e le pensioni
“Chiediamo al governo di restituire 25 miliardi di tasse pagate in più negli ultimi tre anni da 38 milioni di lavoratori e pensionati per effetto del drenaggio fiscale”, spiega il segretario generale. La Cgil ritiene necessario anche tassare rendite e profitti in modo progressivo (“basta flat tax, è inaccettabile”) e introdurre un “contributo di solidarietà dell’1,3 per cento su 500 mila italiani con redditi netti annui sopra i due milioni: vale 26 miliardi”.
Per Landini “chi ha di più deve contribuire di più. Si fanno pagare 25 miliardi a dipendenti e pensionati e non si può chiedere un contributo ai 500 mila più ricchi del Paese su 59 milioni? Cosa cambia nella vita a chi ha almeno due milioni di reddito netto annuo?”. E a proposito di chi è andato a riposo, sollecita “una riforma delle pensioni: chi prometteva di cancellare la Fornero porta l’età a 70 anni”.
Il welfare
“Il governo l’anno scorso ha inviato un piano all’Europa di tagli alla spesa sociale: scuola, sanità, giustizia, ricerca”. Il dirigente sindacale evidenzia che “non ci sono assunzioni nella pubblica amministrazione: mancano infermieri, medici, assistenti sociali, e un terzo degli insegnanti è precario. Le prime 2 mila imprese macinano utili record e non investono, anche pubbliche. È una scelta: privatizzare lo Stato sociale”.
La democrazia
“Bisogna ridare fiducia al 50 per cento che non vota: il non voto nel nostro Paese è cresciuto con le disuguaglianze”. Per il leader Cgil occorre “ridare senso anche al Parlamento, non usarlo come una clava per confermare decisioni prese altrove. Lo sciopero serve a cambiare la situazione: i diritti non ci sono mai stati regalati”.
La guerra
“Certo che ho paura”: così risponde all’intervistatrice (Valentina Conte) che gli domanda se ha paura della guerra. E aggiunge: “Finora sono stato fortunato, ne ho sentito parlare dai miei genitori che hanno fatto la resistenza al nazifascismo. Siamo già dentro a un’economia di guerra. La politica di riarmo e dazi commerciali è folle”.
La giustizia
Per Landini il prossimo referendum sulla giustizia “è solo uno strumento del governo per controllare la magistratura, saremo impegnati per dire no insieme a tante persone e associazioni della società civile”. Bisognerebbe, invece, assumere “i 12 mila precari che vogliono licenziare a giugno con la fine del Pnrr, far funzionare davvero i tribunali, dare dignità ai familiari delle vittime del lavoro con processi a rischio prescrizione. Su questi temi il governo è muto”.
Contratti e rappresentanza
Il leader Cgil evidenzia che è aperto un confronto con Confindustria, Confcommercio e le altre associazioni imprenditoriali. “Puntiamo a estendere le elezioni Rsu e dei rappresentanti della sicurezza ovunque”, conclude Landini: “Chiederemo una legge di sostegno per cancellare i contratti pirata e dare validità generale ai contratti collettivi nazionali. Serve un salario minimo orario e il diritto dei lavoratori di votare e validare così i contratti collettivi”.

























