PHOTO
208 mila collaboratori e 436 mila partite Iva individuali hanno compensi talmente bassi da non poter avere una vita dignitosa. Stiamo parlando di 8.500 di euro di reddito annuo per i primi e di 18 mila euro per i secondi. Lavoratori poveri oggi che avranno pensioni da fame domani: per loro si prospetta un’uscita a 71 anni con la minima o con 30 anni di contributi per avere un assegno da 646 euro al mese.
A questi quasi 650 mila lavoratori la legge di bilancio non dà nessun sostegno, nessuna risposta, nessun supporto. Per questo i parasubordinati e il Nidil Cgil, il sindacato che li rappresenta, scendono in piazza il 12 dicembre, in sciopero contro le politiche del governo che non fa nulla sul versante dei redditi e delle pensioni.
L’indagine
I numeri arrivano da un’analisi realizzata dal Nidil insieme all’osservatorio pensioni della confederazione, sulla base dei dati pubblicati dall’Inps sulla gestione separata. Sotto la lente di ingrandimento, i parasubordinati: collaboratori esclusivi, cococo di varie tipologie, impiegati nei settori pubblico e privato, come per esempio gli operatori dei call center e le maestre d’asilo in alcuni comuni, i professionisti con partita Iva esclusivi che non sono iscritti a ordini professionali, dagli archeologi ai grafici pubblicitari, dalle guide turistiche ai traduttori. Un esercito di persone che pur lavorando non possono condurre un’esistenza libera e dignitosa.
Salario minimo
“Oltre al problema della qualificazione dei rapporti di lavoro, quando mascherano lavoro dipendente – afferma Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil –, le scelte da fare nell’immediato vanno nella direzione opposta rispetto a quanto fa il governo. Bisognerebbe far pagare il giusto compenso alle imprese attraverso la definizione di un salario minimo, un equo compenso non inferiore a quanto previsto per le stesse figure professionali dalla contrattazione collettiva, sottoscritta dai sindacati maggiormente rappresentativi. Questo minimo deve costituire anche la soglia minima per la definizione dei compensi dei parasubordinati, su cui fare contrattazione, sia collettiva che individuale”.
Donne e giovani i più poveri
Se si entra nel dettaglio dello studio, si scopre che nel 2024 i collaboratori esclusivi hanno percepito compensi per 8.566 euro in media, i professionisti con partita Iva esclusivi hanno guadagnato 18.094 euro. La situazione è peggiore per le donne e per gli under 35. Le prime, che rappresentano il 47 per cento dei collaboratori, hanno compensi medi di 6.839 euro annui, mentre i giovani, il 44 per cento del campione, si attestano intorno ai 5.531 euro.
Divario confermato per le professioniste esclusive, che sono ben il 49,95 per cento, il cui reddito annuo è di 15.700 euro, e per gli under 35, il 36,42 per cento della platea, con circa 14.400 euro.
12 mesi di contributi, un miraggio
Dai compensi bassissimi alle difficoltà di accesso alle prestazioni e alla pensione, il passo è breve. Il meccanismo funziona così: l’accredito dei contributi si basa su un minimale annuale che per il 2024 è stato di 18.555 euro. Al di sotto di questo reddito, il numero di mensilità contributive accreditate viene ridotto proporzionalmente.
L’anno scorso ha raggiunto i 12 mesi di contribuzione solo l’8 per cento del totale dei collaboratori esclusivi, tra gli under 35 si scende al 2,17, tra le donne a circa il 3,76. Il 22,5 per cento è contribuente netto: nonostante abbia versato contributi (per oltre 14 milioni di euro complessivi), non ha neanche un mese pieno di contributi accreditato, cosa che esclude questa fetta dui lavoratori da qualsiasi prestazione di carattere sociale, malattia, maternità, disoccupazione.
Tra i professionisti con partita Iva esclusivi i contribuenti netti (senza neppure un mese accreditato) sono circa 36 mila, di cui 20 mila donne e 13 mila under 35. Ha raggiunto l’anno pieno di contribuzione solo il 35 per cento, il 56 per cento sono uomini.
Assegni miseri
In che cosa si traduce questa situazione in termini di pensione? Lo studio Nidil-Cgil lo ha calcolato. Per un collaboratore esclusivo con un anno pieno di contribuzione ci vorrebbero almeno trent’anni di contributi per andare in pensione a 64 anni con 853 euro di pensione. Per un professionista con partita Iva esclusivo con un anno pieno di contribuzione, ci vorrebbero almeno 30 anni di contributi per andare in pensione a 67 anni e con 646 euro di assegno mensile.
In pensione a 71 anni
Bassi redditi e brevi periodi di contribuzione allontanano di fatto il traguardo del pensionamento.
“L’unica via realistica di accesso alla pensione per la stragrande maggioranza dei parasubordinati – si spiega nell’indagine -, resta l’uscita a 71 anni, unica età in cui non è richiesto alcun importo soglia, ma con un assegno modesto e lontano da livelli di vita dignitosi. Questo è oggi il destino del 92 per cento dei collaboratori esclusivi e del 65 per cento dei professionisti con partita Iva esclusivi, in assenza di un’inversione di rotta sui compensi, nonostante un paradosso evidente: la gestione separata Inps ha prodotto un avanzo di gestione di 9,6 miliardi di euro per il solo 2024, proseguendo un trend almeno decennale”.
In piazza con i precari
“È necessario eliminare il differenziale contributivo pareggiando le aliquote pagate da dipendenti e da parasubordinati – aggiunge Borghesi -. Oggi i collaboratori pagano quasi il 2 per cento in più rispetto ai subordinati, l’11 per cento contro il 9,19, a tutto vantaggio delle imprese che così risparmiano. Inoltre, l’accesso alle prestazioni sociali può e deve essere garantito a tutti i lavoratori attraverso ammortizzatori sociali universali, che coprano in maniera equa e adeguata il rischio disoccupazione e altri eventi come malattia e maternità".
"Infine, una pensione contributiva di garanzia – conclude il segretario Nidil -, che assicuri anche a chi è costretto a lavorare in modo discontinuo e con redditi bassi, trattamenti pensionistici dignitosi. È per questo che il 12 dicembre scenderemo in piazza con collaboratori e partite Iva, in sciopero contro le politiche del governo che nulla fa sul versante redditi e pensioni”.






















