“Il grave atto di Salvini è un attacco al diritto di sciopero che non ha precedenti nell’Italia democratica”. È nettissimo il giudizio del segretario generale Cgil Maurizio Landini, espresso oggi (giovedì 16 novembre) in un’intervista a Repubblica: “Abbiamo un motivo in più per confermare lo sciopero generale di quattro ore nei trasporti e di otto ore negli altri settori. Il modo migliore di difendere i diritti è praticarli, lo dimostreranno le piazze piene”.

Alla premier Meloni, che afferma di non voler mettere in discussione il diritto allo sciopero, Landini così risponde: “Se davvero lo pensa, faccia ritirare l’atto di precettazione, altrimenti quello che si configura è un attacco alla Costituzione”. Un attacco, aggiunge, già in opera “con il progetto dell’autonomia differenziata e del premierato che ridimensiona il ruolo del Parlamento e del presidente della Repubblica”.

La precettazione

“La precettazione, se non rispettata, espone non solo i sindacati, ma anche i lavoratori dei trasporti a sanzioni economiche e penali. E non possiamo permettercelo”, spiega Landini, aggiungendo che Cgil e Uil stanno valutando di impugnare il provvedimento al Tar del Lazio: “Le motivazioni usate da Salvini nulla hanno a che fare con la legge 146 del 1990, voluta da tutti i sindacati confederali per disciplinare il diritto soggettivo allo sciopero e tutelare i diritti costituzionalmente garantiti”.

Nell’atto di precettazione, invece, “si citano il ‘trend positivo del turismo’, il ‘traffico’, le ‘emissioni ambientali’, e ‘la partecipazione consistente’ agli scioperi perché proclamati da ‘organizzazioni sindacali altamente rappresentative’. È evidente il disegno di usare questo strumento per limitare qualsiasi proclamazione di sciopero. Una logica autoritaria e antidemocratica”.

Il ruolo di Salvini e della Commissione

“Sia il ministro sia il garante hanno proceduto con atti che stravolgono il significato della legge 146”, prosegue il leader Cgil, leggendo in questo “un esplicito attacco non solo al sindacato, ma a un diritto soggettivo garantito dalla Costituzione e un attacco alla stessa democrazia”.

Il lavoro del garante, in particolare, è stato “molto compiacente verso il governo, negando la caratteristica di generalità dello sciopero. Obiezione che contestiamo: lo sciopero è generale, proclamato da sindacati confederali, per otto ore e in tutti i settori e territori. Il garante vuole garantire il diritto allo sciopero o riscriverlo?”.

Le modalità dello sciopero

“I numeri non ci spaventano”, afferma il leader sindacale, ricordando che “alle spalle e negli occhi abbiamo la manifestazione del 7 ottobre che così partecipata non si vedeva da vent’anni, la gente neanche è riuscita a entrare in piazza San Giovanni”.

Riguardo le modalità, la Cgil ha condiviso la “proposta della Uil di una mobilitazione articolata sui territori, con 60 manifestazioni, per allargare la partecipazione e stare in campo tutto il mese di novembre. Proprio per limitare il disagio dei cittadini, abbiamo proclamato lo sciopero dei servizi pubblici solo per venerdì 17”.

I motivi della mobilitazione

“Vedo il tentativo reiterato di questo governo di delegittimare i sindacati, rifiutando il confronto”, spiega Landini: “Noi scioperiamo anche per le promesse fatte da Salvini e mai realizzate: dalle pensioni all’aumento dei salari. Anziché vivere su Marte, vada a fare la spesa e a sentire la sfiducia e la delusione di chi l’ha votato”.

Cgil e Uil stanno ora lavorando per “una grande partecipazione a tutte e cinque le giornate, con l’obiettivo di cambiare la manovra. La mobilitazione proseguirà, valutando tutti gli strumenti per conquistare vere riforme su fisco, pensioni, scuola, sanità, precarietà, sicurezza sul lavoro, salari, rinnovo dei contratti. Siamo convinti di rappresentare la maggioranza di questo Paese”.

Il leader Cgil così conclude: “Non ci fermeremo perché troppi vedono calpestati i propri diritti e non arrivano alla fine del mese. L’importante non è solo farlo, ma indicare un altro Paese possibile, un altro modello di sviluppo. Altro che weekend lungo. Per questo chiediamo a tutti - studenti, lavoratori, pensionati - di scendere in piazza”.