Il precariato nella scuola – che ha raggiunto ormai l’allarmante quota di una lavoratrice e un lavoratore su quattro – fa come sempre tristemente notizia nel mese di agosto. Ma il ministro Valditara, e il governo Meloni fingono di non accorgersene. Anche quest’anno, in piena estate, ci tocca dunque parlare di un fenomeno, il reclutamento, che riguarda centinaia di migliaia di docenti, educatori, Ata.

Le assunzioni? Troppo poche

E anche quest’anno dobbiamo denunciare da un lato l’insufficiente contingente di immissioni in ruolo autorizzato dal ministero dell’Istruzione e merito che non copre i posti in organico di diritto per una chiara scelta politica, nel caso dei docenti, e per una normativa che, nel caso del personale educativo e ata, non consente di andare oltre il turn over. E dall’altro un numero di posti (in organico di fatto e in deroga) solo sulla carta non strutturali, ma di fatto indispensabili all’avvio e al proseguimento dell’anno scolastico, lasciati colpevolmente a tempo determinato. Si tratta ogni anno di oltre 250 mila posti, secondo le nostre stime arrotondate per difetto.

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Va sottolineato che i dati precisi non li conosciamo (nemmeno quelli relativi all’a.s. 24/25), perché il ministero i numeri non li dà, per l’imbarazzo di rendere pubblico e ufficiale il fallimento delle politiche scolastiche attuate dal governo in carica.

Errori grossolani

Le operazioni attualmente in corso riguardano le immissioni in ruolo dei docenti che quest’anno sono state avviate nel mese di luglio, con anticipo rispetto agli scorsi anni. Tuttavia, la macchina si è inceppata subito.

Errori marchiani relativi all’applicazione di precedenze e riserve o all’attribuzione dei punteggi, sia negli elenchi aggiuntivi delle Gps (le graduatorie provinciali di supplenza, ndr) che nelle graduatorie di merito, si sono riscontrati un po’ ovunque .

È eclatante, se non altro perché assunto agli onori della cronaca, il caso delle Marche dove, a causa di un grossolano errore della commissione che ha utilizzato tabella di valutazione sbagliata per l'attribuzione del punteggio nell'orale del concorso per la scuola primaria, circa 200 docenti dovranno sostenere nuovamente la prova.

O dell’Emilia Romagna dove nella graduatoria concorsuale di inglese sono stati attribuiti punteggi per titoli non valutabili, con conseguente pubblicazione di graduatorie da rettificare e il rischio di un contenzioso che non farà bene a nessuno. Ma situazioni analoghe sono tante segnalate in diverse regioni, spesso a individuazione già avvenuta degli aventi diritto all'immissione in ruolo.Tutto da rifare.

Le responsabilità del ministero

Sia chiaro: la responsabilità non è delle lavoratrici e dei lavoratori degli uffici periferici del ministero, sotto organico e privi di direttive chiare e puntuali, né delle commissioni preposte allo svolgimento delle prove concorsuali, che operano in condizioni estreme: centinaia di candidati da esaminare in tempi strettissimi, senza esonero dal servizio, con compensi al limite del ridicolo e l’urgenza di terminare le procedure nel rispetto delle scadenze.

Ma a pagarne lo scotto sono coloro che si sono visti "soffiare" il posto per errori di cui non hanno colpa e coloro che hanno ricevuto una nomina poi revocata, e che presumibilmente si troveranno esclusi anche dall'attribuzione di incarichi di supplenza, non avendo presentato l'istanza in tempo utile, nella convinzione che il precariato fosse ormai un incubo alle spalle.

Concorsi, sempre concorsi

La responsabilità è tutta del ministero, incapace di gestire la complessità delle procedure di reclutamento, a partire dai concorsi che si ostina a bandire con cadenza annuale, pur in presenza di candidati idonei iscritti nelle graduatorie dal 2020 a oggi, senza riuscire a portarli a termine in tempo utile per l’avvio dell’anno scolastico.

Da segnalare, a questo proposito, che proprio a causa del ritardo di pubblicazione delle graduatorie degli ultimi due concorsi (Pnrr 1 e Pnrr 2), la norma prevede che le assunzioni possano essere prorogate al 31 dicembre. I posti corrispondenti verranno quindi accantonati e temporaneamente “coperti” con supplenti “fino all’avente diritto”. Una scelta che danneggia la continuità didattica e complica l’avvio dell’anno scolastico, con l’avvicendamento di più docenti sulle medesime classi.

Paga tutto il sistema scolastico

Queste disfunzioni non penalizzano soltanto il personale interessato, che paga il prezzo di una gestione a dir poco approssimativa, ma gravano sull’intero sistema scolastico che, al contrario, avrebbe bisogno di stabilità, regole chiare, controlli tempestivi e, non ultimo, di un piano straordinario per rafforzare gli uffici scolastici territoriali.

E siamo solo all’inizio. Che analoghe problematiche, moltiplicate all’ennesima potenza per il numero di aspiranti coinvolti, possano ripresentarsi tra poche settimane con le nomine del personale a tempo determinato è più di una preoccupazione: è quasi una certezza.

Manuela Calza, segretaria nazionale Flc Cgil