La politica monetaria non basta a raffreddare l'inflazione, serve agire sul rinnovo dei contratti, sul controllo dei prezzi e sulla leva fiscale. Lo sostiene la Fisac Cgil in una nota a cura dell'Ufficio studi e ricerche. 

"Per contrastare l'inflazione da profitti - osserva la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito - serve con urgenza rinnovare i contratti nazionali compensando i gap inflattivi. E serve agire parallelamente sul controllo dei prezzi, con un più stringente ruolo delle authority sulle tariffe, e con la tassazione degli extra profitti registrati in questo periodo". 

Le previsioni del tasso di inflazione per il nostro Paese a fine 2023, riporta lo studio della Fisac Cgil, "si attestano in una forbice compresa tra +5,5% e +6,5%; come confermato anche dal Fondo monetario, anche questo 'secondo tempo' dell'inflazione è collegato in larga misura all'incremento dei profitti delle grandi aziende". 

Una situazione che assume "contorni drammatici nei Paesi dove non sono in essere né misure di contenimento dei prezzi come la Spagna né misure per incrementare i salari come la Francia". 

In sostanza "parliamo di Paesi come l'Italia dove, secondo l'Ocse, si è registrato il più forte calo dei salari reali tra le principali economie (-7% alla fine del 2022) e la discesa è proseguita nel primo trimestre del 2023 (-7,5% su base annua)". 

La ricetta è il rinnovo dei contratti: sono oltre 30 quelli in attesa relativi a circa 7 milioni di dipendenti, oltre il 55% del totale. "C'è bisogno di aumenti - aggiunge Esposito - che siano in grado di compensare i gap inflattivi registrati, oltre alla redistribuzione della maggior produttività settoriale".

Secondo la dirigente sindacale, bisogna agire anche sui prezzi: "La resistenza alla diminuzione dei prezzi che si registra sulle filiere produttive fino ai consumatori finali richiederebbe un monitoraggio più stretto, anche per evitare abusi: il ruolo delle authority sulle tariffe è fondamentale. Non è accettabile limitarsi a registrare l'impatto sui prezzi della forte domanda/offerta, in particolare su servizi, bollette, carrello della spesa e cura della persona, per giustificare secondo logiche di mercato aumenti fuori controllo". 

Infine, secondo Esposito, "la leva fiscale rappresenta un ulteriore strumento di redistribuzione. La tassazione degli extra profitti registrati in questo periodo, non solo nel campo degli energetici, può essere funzionale alla riduzione del cuneo fiscale. Su questo fronte la lotta all'evasione fiscale diventa un elemento fondamentale per intercettare la quota dei maggiori profitti che sono realizzati in questa fase", conclude la segretaria generale Fisac Cgil.