La ceramica italiana torna al centro dell’agenda industriale. A Sassuolo si è svolta ieri, mercoledì 19 novembre, la prima riunione del Tavolo Settoriale convocato dal vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, insieme a Confindustria Ceramica e alle segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil. Un passaggio che riunisce imprese e organizzazioni sindacali attorno a un obiettivo condiviso: salvaguardare la competitività di un comparto che occupa quasi 26 mila persone, è radicato nei distretti di Emilia-Romagna e Lazio e genera ogni anno 7,6 miliardi di euro, con l’80 per cento delle vendite dirette all’estero. Una colonna dell’export italiano che oggi sente la necessità di una strategia comune.

Nicola Lazzerotti

Green Deal e transizione: serve un approccio concreto

La sfida è conciliare crescita e transizione ecologica. Per il settore, essere coerenti con gli obiettivi europei significa partire dalla realtà dei processi produttivi: verificare lo stato delle tecnologie disponibili, analizzare i costi, valutare gli sviluppi futuri e il loro impatto sulle imprese. È qui che si colloca la richiesta di politiche industriali capaci di garantire resilienza, autonomia strategica e sostenibilità sociale mentre l’Europa accelera sulla decarbonizzazione. Il comparto ha già ridotto le emissioni di CO₂ del 50 per cento rispetto alla fine degli anni Novanta e negli ultimi dieci anni ha investito più di 4,3 miliardi in innovazione, efficienza energetica e fotovoltaico. Una direzione che le imprese intendono mantenere.

Il nodo dei costi energetici e il peso dell’Ets

Il Tavolo ha messo in evidenza un quadro reso critico dalla volatilità del prezzo di gas ed elettricità, più alto in Italia rispetto alle principali economie europee. A questo si aggiungono gli oneri derivanti dal sistema europeo per lo scambio delle quote sulla CO₂ (Ets), che equivalgono a una maggiorazione del 15 per cento del costo del gas naturale. L’Ets è il sistema europeo di scambio delle quote di emissione: le imprese ad alta intensità energetica devono acquistare permessi proporzionali alla CO₂ prodotta, uno strumento attraverso cui l’Unione Europea accompagna le politiche climatiche e la progressiva riduzione delle emissioni.

Secondo il settore, l’insieme di questi costi ha già comportato una riduzione del 20 per cento degli investimenti nel 2024, pari a circa 80 milioni di euro. Una frenata che rischia di indebolire la capacità del comparto di modernizzare gli impianti e sostenere la competitività.

Nicola Lazzerotti

Regole uniformi in Europa contro il dumping

Al Tavolo emerge anche un’altra criticità: la necessità di un quadro normativo europeo uniforme. Le imprese chiedono sistemi fiscali e tributari allineati per evitare squilibri competitivi e contrastare fenomeni di dumping commerciale, soprattutto da parte di Paesi che non applicano norme ambientali o sociali comparabili. Senza regole condivise, spiegano le parti, diventa difficile garantire una competizione leale e sostenere una transizione industriale che non penalizzi il lavoro di qualità.

La road map verso Bruxelles

La riunione di Sassuolo avvia un percorso immediato. Con il coordinamento della Vicepresidenza della Regione Emilia-Romagna, il Tavolo svilupperà azioni condivise per chiedere all’Unione Europea una revisione del sistema Ets, già in discussione a Bruxelles. L’obiettivo è evitare una perdita di competitività e capacità produttiva in un settore che rappresenta uno degli asset più importanti dell’economia nazionale.