PHOTO
Alle ore 15.00 di lunedì 17 novembre, in via Madonna della Pace, nel centro storico di Ceccano, provincia di Frosinone, la vita di Ezio Cretaro si è interrotta in modo brutale e sospetto. L’operaio di 66 anni (classe 1959), originario di Veroli e formalmente in pensione, è morto sul colpo dopo essere precipitato dal quarto piano di una palazzina in ristrutturazione. Nonostante l’immediato arrivo di soccorsi e forze dell’ordine, la tragedia si era già consumata. La dinamica dei fatti, unita all’analisi della catena contrattuale che ha portato Cretaro su quel ponteggio, solleva interrogativi che vanno ben oltre il semplice infortunio, configurando, secondo la Cgil, un omicidio sul lavoro causato da un fallimento sistemico di norme e controlli.
La catena contrattuale: appalto e subappalto a cascata
Nel cantiere di Ceccano, il lavoro previsto era per “sostituzione manto di copertura e ripristino facciate”, una ristrutturazione da 60 mila euro affidata alla Rigeneriamo l'italia Consorzio Stabile Società Consortile A.R.L. Inizio lavori, da notifica, previsti per il 23 aprile 2025. L’inizio effettivo dei lavori è invece spostato al 6 ottobre 2025, giorno in cui l’appalto viene ceduto interamente alla Superedilizia Srl.
La coincidenza delle date sembra evidenziare che la società Rigeneriamo l’Italia avrebbe subappaltato l’esecuzione totale del lavoro alla Superedilizia Srl fin dal primo giorno. Questa prassi, sebbene non sempre illegale, è da anni denunciata dalla Fillea Cgil come un meccanismo per scaricare la responsabilità e abbattere i costi a scapito della sicurezza e della qualità del lavoro.
Piccoli, Fillea Roma e Lazio: “Era in pensione. Non doveva essere lì”
Il segretario generale di Fillea Cgil Roma e Lazio, Diego Piccoli, è perentorio: “Ezio è morto cadendo da un’impalcatura a 66 anni. Era in pensione. Non doveva essere lì. La ditta che ha preso l’appalto non ha mai iniziato il cantiere, dando in subappalto il lavoro come troppo spesso accade a scapito del lavoro e della sicurezza”.
Le presunte irregolarità dovranno essere sottoposte al vaglio degli inquirenti e si aspetta l’esito delle indagini. Va da subito evidenziato che l’azienda appaltante dichiara, al momento della morte di Ezio in cantiere, solo due operai in organico a fronte dei 18 precedenti. L’impresa subappaltatrice, dalle verifiche effettuate dal sindacato, non denuncia nessun lavoratore in Cassa Edile.
Una normativa permissiva
“Per ora – sottolinea Piccoli – aspettiamo fiduciosi le indagini della magistratura anche per capire la posizione della società appaltatrice Rigeneriamo l’Italia. Vogliamo chiarezza a partire dalla sottoscrizione dei contratti collettivi di categoria perché conosciamo i rischi che derivano da Ccnl sottoscritti da associazioni sindacali non rappresentative. Questi contratti offrono salari e tutele inferiori, a partire dagli obblighi formativi e sulla sicurezza, rispetto ai contratti collettivi nazionali sottoscritti da Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, realizzando un dumping contrattuale che tiene basso il costo del lavoro”.
A creare il pericolo concreto è il combinato disposto tra la necessità di arrotondare una pensione insufficiente e la disponibilità di imprese che offrono lavoro irregolare e sottopagato. L’indagine dovrà sciogliere questo dubbio sulle modalità con cui le imprese coinvolgono i lavoratori.
La possibilità di subappalto illimitato e la mancanza di controlli stringenti sui livelli successivi sono le concause normative che hanno permesso questa situazione:
- Ammissione del Subappalto “a Cascata”. Le recenti modifiche al Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023) hanno eliminato i limiti quantitativi e superato il divieto generale di subappalto a cascata. Sebbene pensata per il settore pubblico, la deregolamentazione ha influenzato l’intero mercato, rendendo più agevole la cessione totale del lavoro, come accaduto a Ceccano;
- Responsabilità e Controllo. Se l’appaltatore principale rimane solidalmente responsabile per la sicurezza, la distanza fisica e contrattuale creata dal subappalto multiplo rende spesso inefficaci i controlli sulla sicurezza e sul rispetto delle tutele minime (come la Cassa Edile) da parte del committente finale.
La morte di Ezio Cretaro, un uomo di 66 anni costretto a lavorare in nero, è l’atto d’accusa più severo contro un sistema che tollera i contratti “pirata” e consente che la ricerca del massimo profitto prevalga sul diritto al riposo e alla sicurezza. Le indagini dovranno stabilire anche chi, lungo la catena di subappalto, ha armato il ponteggio da cui Ezio è precipitato.
























