Giovanni D'Arcangelo, segretario generale Cgil Taranto

Quando parlavamo, quasi in perfetta solitudine, di impianti insicuri e a rischio, o quando dichiaravamo a gran voce che fare una gara di cessione senza un piano industriale che parlasse di rilancio, o quando chiedevamo che lo Stato si occupasse di quell’asset stragegico dell’economia nazionale, ma lo facesse con gli occhi di chi sa quanto costa in termini di salute e ambiente quello che innalza il Pil di un’intera nazione, ebbene ognuna di queste volte come Cgil abbiamo dovuto fare i conti con disfattisti, facinorosi, e analisi superficiali.

Oggi che l’ex Ilva rischia davvero di chiudere, dopo l’agonia inferta da questo Governo, chiediamo che all’approssimazione, al pressappochismo, e al dilettantismo attorno alla disamina di questa vertenza si sostituisca finalmente la serietà, la responsabilità e il rigore. Perché industrialismo e manifattura, in chiave eco e socio sostenibili, sono ancora vie percorribili se sottratte alla logica della propaganda e della de-responsabilizzazione.

Il governo Meloni sta accompagnando l’ex Ilva verso la consunzione, verso la sua chiusura. Davvero mortificanti i contenuti degli incontri dell’11 e 18 novembre. Il tema della decarbonizzazione doveva essere la stella polare della prospettiva industriale e invece è diventato uno strumento di propaganda nelle mani del ministro Urso che dice che può realizzarsi in quattro anni. Per noi, per la Cgil e la Fiom Cgil di Taranto, il tema della decarbonizzazione era ed è la prospettiva industriale del futuro.

Un Paese come l’Italia senza la prospettiva industriale è un Paese condannato alla povertà. Di questo il Governo ne è responsabile, perché non ha uno straccio di idea di politica industriale né qui né altrove.

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Taranto è l’emblema di questa incapace e avventata politica, fatta di approssimazione e slogan. Perché qui a Taranto è proprio il Governo, lo Stato, a non considerare minimamente il ruolo del sistema pubblico nella governance del rilancio della fabbrica e del progetto di decarbonizzazione, che sbandiera ma non sostiene.

Come sindacato non abbiamo mai creduto a questi bluff, ma ogni tavolo in cui si discute del futuro di migliaia di lavoratori è il nostro tavolo. Per questo non intendiamo fermarci e non ci rassegniamo all’idea che un intero comparto produttivo scompaia nel nulla così come ogni singola famiglia, che direttamente o indirettamente, di quel lavoro vive.

Il lavoro per noi è sacro, esattamente come la vita e chi dice il contrario sa che la condanna al nulla è prossima se si rinuncia ad ambire a un modello industriale compatibile con entrambi. Questi temi sono alla base della nostra mobilitazione con le lavoratrici e i lavoratori dell'ex Ilva in sciopero da oggi.

Giovanni D’Arcangelo, segretario generale Cgil Taranto