Attendono da oltre un mese di essere convocati al ministero delle Imprese per sapere quale sarà il destino di Industria italiana autobus (Iia), visto che Leonardo intende cedere il suo pacchetto di quote (il 27% del capitale) e in lizza ci sono due possibili compratori.

I lavoratori, però, si sono stancati di aspettare e martedì 23 aprile faranno di nuovo uno sciopero di otto ore: da Bologna e Flumeri (Avellino) partiranno alla volta di Roma per manifestare sotto le finestre del ministero retto da Adolfo Urso e chiedere un incontro urgente.

“La liquidità assicurata dai soci all'inizio dell'anno, che ha consentito la ripresa dei flussi di materiali dai fornitori, sarà sufficiente a coprire la produzione fino alla fine di aprile”, spiega Mario Garagnani (segretario provinciale Fiom Cgil Bologna): “Dopo sarà necessaria una ricapitalizzazione da parte degli attuali soci o l'ingresso di nuovi azionisti”.

Il rischio, avverte l’esponente sindacale, è che “per Industria italiana autobus tornino le difficoltà di approvvigionamento dei materiali necessari a realizzare i 600 bus in portafoglio. Il programma per il 2024 prevede la realizzazione di 440 veicoli, ma finora ne sono stati ultimati circa 120 tra Bologna e Flumeri, proprio a causa dei ritardi accumulati nella catena delle forniture, che si è rimessa in moto dopo lo sblocco dei fondi da parte dei soci”.

Su Bologna, in particolare, i sindacati hanno segnalato anche la necessità di aumentare i lavoratori in produzione, visto che entro l'anno sono previsti sette pensionamenti (su 50 addetti) e le assunzioni fatte riguardano i reperti di ricerca e sviluppo, amministrazione e amministrativo.

A parte i problemi di carattere operativo, resta la grande questione dell'ingresso di un socio privato: si sono fatti avanti il gruppo Seri di Avellino (che però non convince i sindacati, secondo i quali non offrirebbe sufficienti garanzie) e una cordata di imprenditori che comprende la Sira di Valerio Gruppioni, Maurizio Stirpe, Maurizio Marchesini e Nicola Benedetto.

“Vogliamo essere convocati e vogliamo le risposte che i lavoratori di Industria italiana autobus si aspettano e si meritano per tutti gli sforzi che hanno messo in campo in questi anni”, dicono Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Ugl e Fismic nazionali: “Il governo ci deve ascoltare. Industria italiana autobus è una società a controllo pubblico, tale deve restare e, chi di privato volesse entrare, dovrà avere requisiti di serietà, solidità, essere in possesso di un piano industriale vero e avere disponibilità ad un reale confronto con sindacati e lavoratori”.

I sindacati di settore così concludono: “Le prospettive nel nostro Paese per il settore del trasporto pubblico locale sono importanti: Industria italiana autobus deve essere messa in condizione di poter competere alla pari con la concorrenza. Abbiamo bisogno di serietà e trasparenza”.