“Le multinazionali vengono a Modena a fare shopping, lasciando nella disperazione i lavoratori e creando un disastro a tutta la comunità. Adesso bisogna dire basta”. Così Cesare Pizzolla, segretario della Fiom Cgil territoriale, commenta l’incredibile vicenda dei 23 dipendenti della Frama Action di Novi, storica azienda del territorio attiva nella progettazione e installazione di pergole, gazebi e tensostrutture: il 20 dicembre scorso festeggiano il Natale in azienda (con il management che distribuisce pacchi e fa i complimenti al personale per gli ottimi risultati raggiunti), il giorno dopo la società annuncia la chiusura e invia le lettere di licenziamento.

Dopo diversi incontri in cui la proprietà ha ribadito la decisione di chiudere l'impianto entro la prima settimana di marzo, oggi (martedì 12 febbraio) si tiene un nuovo vertice tra l’impresa e la Fiom Cgil presso la sede dell’Agenzia per il lavoro di Modena. Dal 2013 la società fa parte del gruppo austriaco Hella, che ne rilevò l’attività dal fallimento di Frama, proponendo un piano industriale incentrato sull’ingresso dei prodotti ex Frama nel mercato internazionale e sull’espansione nel nostro Paese di quelli targati Hella. Un piano che l’azienda, malgrado i buoni risultati raggiunti (ad esempio, gli ordini sono aumentati dell’8 per cento), sembra aver lasciato cadere, motivando l’apertura della procedura di licenziamento collettivo “con dati di bilancio negativi che non permettono la continuità dell'impresa”.

Appena ricevute le raccomandate di licenziamento i lavoratori (17 dipendenti diretti, cui si aggiungono altri sei con contratto a termine o in somministrazione, tutti in scadenza) hanno organizzato un presidio permanente, che prosegue tuttora. Un presidio che è almeno riuscito, lo scorso mercoledì 23 gennaio, a sventare lo “svuotamento” dell’impianto di attrezzature e macchinari (che, secondo l’azienda, hanno ancora un valore), con i lavoratori che hanno bloccato i tir convocati per il trasloco.

La trattativa, insomma, sembra davvero difficilissima. Nell’ultimo incontro di lunedì 4 febbraio la Frama Action ha ripetuto quanto detto fin dall’inizio: chiusura dello stabilimento, nessuna opportunità per i lavoratori che verranno licenziati, nessun affitto d’azienda, nessuna attività da contoterzista, mantenimento nelle proprie mani di marchi, brevetti e parco clienti. “Una totale chiusura – spiega una nota di Cgil e Fiom modenesi – a qualsiasi proposta avanzata dal sindacato e dalle istituzioni, che tendevano a creare un percorso che potesse agevolare il salvataggio del sito produttivo e dell’occupazione a Modena. A maggior ragione in una zona che ancora sta pagando le conseguenze della ricostruzione post-sisma e che quindi necessiterebbe dell’impegno da parte di tutti, multinazionale Hella compresa, per mantenere e creare nuovi posti di lavoro, e non per eliminarne”.

Cesare Piazzolla evidenzia anche che in Italia “paradossalmente sono maggiormente tutelate dalle leggi le imprese, come Frama in questo caso, che dismettono e licenziano i lavoratori, che non i lavoratori stessi che sono costretti a protestare per riavere il bene primario che gli viene tolto, il lavoro”. Le leggi, conclude il segretario della Fiom Cgil modenese, dovrebbero essere ispirate “a maggiore equità sociale e dovrebbero consentire di perseguire con maggiore severità le imprese che, dopo aver fatto profitti sul territorio, lo abbandonano, opponendosi a qualsiasi alternativa, e senza dare la possibilità di trovare soluzioni che possano garantire il mantenimento del lavoro”.