Nell'avviamento al lavoro il settore del turismo è il traino della precarietà: ben il 70% dei nuovi lavoratori è precario. Accade a Firenze, secondo gli ultimi dati emersi che si riferiscono all'anno 2022. Si tratta però di un caso sintomatico, cucito su una delle principali città del turismo in Italia. E che per l'ennesima volta strappa la maschera sulle difficoltà del comparto, in cui la precarietà sembra essere la norma. In tal senso, la Filcams Cgil nazionale sta portando in giro da mesi la grande campagna "Mettiamo il Turismo SottoSopra", andando nei principali luoghi di vacanza proprio con questo obiettivo: una rivoluzione che porti lavoro stabile e di qualità, con paghe dignitose. 

Avviamenti al lavoro: boom del precariato

A parlare stavolta sono Cgil e Filcams di Firenze, partendo dai numeri regionali elaborati dall'Irpet (Istituto regionale programmazione economica della Toscana). Le cifre sottolineano la polarizzazione del mercato del lavoro tra lavori poveri e scarsamente qualificati da un lato e apicali dall'altro, con uno spostamento generale verso il basso e verso il lavoro a basso valore aggiunto.

Partendo dalla ricerca la Cgil ha provato a vedere come, nell'Area metropolitana, l'andamento degli avviamenti al lavoro nell'anno 2022 stia modificando il tessuto economico e la condizione dei lavoratori e lavoratrici fiorentine. Ecco la prima evidenza: in tutta l'area metropolitana l'offerta di lavoro è fortemente precaria.

Solo il 12,6% a tempo indeterminato

La Cgil lo ripete da anni, lanciando l'allarme sull'occupazione nell'era post-pandemia. Dei circa 270 mila lavori offerti nel 2022, solo il 12,6% sono contratti a tempo indeterminato. Il 52% sono contratti a termine, a cui vanno aggiunti oltre il 10% in somministrazione e poco più del 7% intermittenti. "Le principali cause - spiega il sindacato - sono da ricondurre, a grandi linee, oltre che alle norme sul lavoro, alla forte flessibilità delle produzioni, e più in generale delle attività economiche, e a un tessuto economico poco predisposto da un lato al rischio di impresa e dall'altro agli investimenti sul lavoro".

Ad essere maggiormente colpite, purtroppo, sono sempre le donne. "Non è una novità neanche la forte connotazione femminile dei contratti precari - fa notare la sigla -. In un contesto di sostanziale parità di genere nell'avviamento al lavoro (51% di donne e 49% di uomini), il rapporto uomo-donna infatti si inverte a seconda del tipo di contratto. Più uomini che donne in caso di contratti a tempo indeterminato e apprendistato, più donne che uomini in caso di somministrazione e lavoro domestico. Parziale controtendenza è il lavoro intermittente che vede una lieve maggioranza maschile, mentre per i tempi determinati abbiamo un sostanziale equilibrio".

Un condensatore di precarietà

Firenze viene definita "un condensatore di precarietà". Sempre nel 2022, i contratti a tempo indeterminato sono stati meno del 9% del totale dei lavori offerti nel capoluogo, mentre quelli a tempo determinato sono stati il 50%. A questo va aggiunto che qui si concentrano altre due forme precarie: la somministrazione e il lavoro intermittente, rispettivamente il 15,7% e il 9% dei lavori offerti. In altre parole, si concentrano l'80% di tutti i contratti in somministrazione e il 70% di tutti i lavori intermittenti. La prima incidenza sulla precarietà è l'industria turistica

Il turismo fiorentino, secondo Cgil e Filcams, "ha perso i tratti della stagionalità, ma non ha perso quelli della precarietà". Guardando bene i dati, naturalmente, gli avviamenti al lavoro non corrispondono al numero dei lavoratori, perché ogni lavoratore precario sicuramente fa più lavori nel corso dell'anno, molto spesso brevi. I dati nazionali dicono che un terzo dei rapporti di lavoro avviati nel 2022 ha durata inferiore ai 30 giorni.

Basta lavoro povero

Considerato il contesto fiorentino, "è altamente probabile che questo rapporto sia da noi ben più alto - afferma il sindacato -. Il dato ci racconta dunque di un forte turn-over, una continua entrata e uscita dal lavoro per decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, in costanza però di presenze turistiche e attività lavorative".

In conclusione dell'analisi, per Filcams e Cgil "è corretto dire che il modello Firenze deforma l'intera area metropolitana, già segata da una forte precarizzazione dell'offerta di lavoro, e si fonda su un lavoro povero e precario nonostante gli alti profitti dell'industria turistica". Bisogna cambiare rotta subito: occorre modificare le norme a livello nazionale per abolire le forme precarie, ridurre fortemente l'uso della somministrazione e del tempo determinato. Anche per questo la Cgil sarà in piazza a Roma sabato 7 ottobre, nella grande manifestazione nazionale "La Via Maestra"