“Abbiamo avviato unitariamente le procedure di raffreddamento e conciliazione ai sensi della legge sullo sciopero”. Lo riferisce la Filt Cgil, a seguito dell’interruzione della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale Autoferrotranvieri Internavigatori, aggiungendo: “Ora attendiamo dalle associazioni datoriali, nei tempi previsti, un incontro urgente per l’esame delle procedure per evitare che si complichi una vertenza in un settore che è centrale per la mobilità dei cittadini, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati di sostenibilità economica, sociale ed ambientale e per la piena riuscita dei grandi appuntamenti del prossimo anno come il Giubileo”.

“Sin dall’avvio del confronto a settembre scorso - spiega la Federazione dei Trasporti della Cgil - ci siamo subito trovati di fronte ad un atteggiamento attendista, dilatatorio e non costruttivo, da parte delle associazioni datoriali del settore Asstra, Agens e Anav, dimostrando l’assenza di una reale assunzione di responsabilità nei confronti del settore e della categoria. Un settore quello del trasporto pubblico locale, caratterizzato da un crescente deterioramento delle condizioni lavorative e retributive, dalla conseguente e strutturale carenza negli organici aziendali, da episodi di aggressioni fisiche e verbali, sempre più diffusi ai danni degli operatori front line, dalla cronica difficoltà nel reperire nuovi conducenti e altre figure specializzate, dal rischio sempre più tangibile della riduzione dei servizi”.

“Nonostante tutti i tentativi delle organizzazioni sindacali - denuncia infine la Filt Cgil - tesi a ricercare un accordo, si è dovuto prendere atto delle posizioni inaccettabili di indisponibilità delle associazioni datoriali a rinnovare il Ccnl, riconoscendo un incremento economico in linea con l’aumento del costo della vita, a rimodulare la parte normativa per consentire una migliore conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, nonché ad individuare soluzioni atte a contrastare il fenomeno delle aggressioni. Al contrario ci siamo trovati di fronte a proposte provocatorie, volte esclusivamente alla massimizzazione della produttività, a fronte di un ulteriore aumento dei carichi di lavoro e di una compressione inaccettabile delle condizioni lavorative”.