“Il tema dell'attacco al contratto nazionale è stato il filo conduttore di questa nostra discussione. Ma io penso che non sia sotto attacco solo il contratto nazionale, ma la contrattazione. Non è insomma in pericolo il solo strumento, ma l'idea stessa che ci possa essere nel nostro Paese un soggetto che negozia diritti collettivi”. È quanto ha detto Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil in apertura del suo intervento all'assemblea nazionale sulla contrattazione della Cgil di Bologna.

“Tutto ciò – ha continuato – è palese, perché il governo ha scelto un altro modello di confronto sindacale, che non è quello che fa parte della nostra storia e del nostro Dna. L'esecutivo organizza passerelle, convoca una pletora di soggetti con scarsa o nulla rappresentatività. E in questi incontri tutti hanno lo stesso tempo per parlare. Dopodiché decide da solo, ed evita così un confronto vero, che possa portare a una negoziazione o a un accordo con le organizzazioni sindacali”.

“In questi anni - ha poi detto Falcinelli - ci siamo difesi, e ci siamo difesi bene. Ma mi viene da dire che purtroppo ci siamo solo difesi. Perché il contratto nazionale rappresenta l'elemento di coesione delle lavoratrici e dei lavoratori. Da Pordenone a Siracusa proviamo a mantenere gli stessi diritti e le stesse condizioni della prestazione. Da qui nasce anche l'esigenza che sentiamo sempre più viva di un supporto legislativo rispetto alla contrattazione. Proviamo a mettere un vincolo nella libertà di scelta delle imprese di scegliersi il contratto nazionale, quando scelgono i contratti pirata o quando optano per contratti di minor costo”.

Secondo il segretario Filctem, c'è bisogno “di insistere sulla possibilità che ci siano degli interventi legislativi, ma dobbiamo anche provare a rimettere al centro la contrattazione, per rafforzare il ruolo del contratto nazionale. E penso anche che la confederazione debba ascoltare un po' di più le categorie, quando si ragiona sulla possibilità di un accordo quadro confederale che riguarda la questi temi”. “Ad esempio – ha continuato Falcinelli - ho avuto molti dubbi e perplessità sui contenuti e sulle modalità con cui è stato firmato il 'Patto per la fabbrica', che continuo a considerare un accordo di moderazione salariale da cui sono nati molti dei problemi che oggi affrontiamo oggi.”

“Quando diciamo che il contratto nazionale deve recuperare autorità salariale - ha continuato - abbiamo il dovere di provare a spiegare che cosa significa. Perché il contratto nazionale deve recuperare rispetto all'andamento dell'inflazione, e deve poter misurare la produttività dei settori per tornare a essere autorità salariale, confrontandosi però con quello che accade al secondo livello. Dobbiamo ridurre la forbice tra salario nazionale e salario aziendale”.

Per Falcinelli, infine, è necessaria anche “una discussione su cos'è oggi il salario in Italia. Che non può essere quello indicato nei minimi tabellari o nel trattamento economico complessivo”. “Io penso che ci sia molto di più - ha detto -, a partire dagli elementi di welfare del contratto nazionale, che devono essere inseriti, e poi c'è il tema di come si calcolano gli incrementi. Dovremmo provare a tenere vivi tutti questi temi dentro questa nostra discussione”.

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