Questa storia inizia nel gennaio del 2022, quando la Camozzi Advanced Manufacturing Spa, da anni proprietaria della storica Innse di Via Rubattino, decide di trasferire a Brescia tre lavoratori del sito di Milano per un anno di formazione. Nell’aprile dell’anno successivo i tre lavoratori vengono licenziati per “giustificato motivo oggettivo” che consiste, secondo l’azienda, nel non aver superato un test.

“I tre lavoratori non si rassegnano e con la Fiom di Milano – si legge nel comunicato sindacale – chiedono il ritiro dei licenziamenti, ma ogni tentativo di risoluzione positiva della vertenza per via ‘sindacale’ fallisce e si procede per via legale”.

Il 23 gennaio scorso, dopo innumerevoli udienze, il Tribunale di Milano emette la sentenza che, testualmente, recita: “Il Tribunale di Milano (…) così dispone: annulla il licenziamento intimato ai ricorrenti il 17 aprile 2023 e condanna Camozzi Advanced Manufacturing Spa a reintegrare i ricorrenti nel posto di lavoro ed al pagamento in loro favore dell’indennità risarcitoria di cui all’art. 18, comma 4 dello Statuto dei Lavoratori (…)”.

Elena Dorin, segretaria Fiom Milano: “Grazie ai lavoratori che hanno creduto fino in fondo in questa vertenza”

“Non conosciamo ancora le motivazioni della sentenza – dichiara Elena Dorin, segretaria generale della Fiom di Milano – ma alcune cose fin da ora le possiamo dire. Anzitutto grazie ai lavoratori che non si sono rassegnati e hanno creduto fino in fondo in questa vertenza: si può vincere o perdere, ma vale comunque la pena battersi contro le ingiustizie”.

“La sentenza che obbliga la Camozzi a reintegrare i lavoratori e a risarcirli fa riferimento all’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, quella Legge che molti considerano un inutile orpello del passato ma che resta uno strumento indispensabile per difendere le lavoratrici e i lavoratori dai soprusi”.