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Si è tenuto oggi l'incontro presso il ministero del Lavoro in merito alla richiesta di Acciaierie d'Italia di aprire la procedura di cassa integrazione straordinaria per un anno per tremila dipendenti di cui 2.500 riguardano il sito di Taranto.
Nel corso dell'incontro "abbiamo ribadito che non si può discutere di cassa integrazione straordinaria senza un confronto sul piano industriale, in grado di chiarire le incertezze sugli investimenti, sui volumi, sull’occupazione compresi i lavoratori in amministrazione straordinaria e sulle missioni produttive dei singoli stabilimenti (Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi e la rete distributiva)". Lo dichiara in una nota Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile siderurgia.
Questo piano della discussione, a partire dai contenuti dell’accordo del settembre del 2018, deve intrecciare una fase di riorganizzazione preliminare e funzionale a una riconfigurazione impiantistica e di progressiva decarbonizzazione dei processi produttivi, in particolare per quanto riguarda il sito di Taranto, che durerà almeno dieci anni.
"Per questo - prosegue la Fiom - è indispensabile che qualsiasi confronto sugli ammortizzatori sociali contenga in premessa alcuni punti fermi, che abbiamo ribadito al tavolo con il governo e l'azienda: l’esclusione di qualsiasi previsione di esuberi strutturali; l’aumento della produzione a sei milioni di tonnellate di acciaio con gli investimenti necessari e la relativa risalita occupazionale; un protocollo d’intesa per la gestione nei singoli siti con incontri periodici sul numero degli addetti in cassa integrazione, sui profili professionali e sulle rotazioni; la necessità di un’integrazione salariale al trattamento di cassa integrazione".
Queste condizioni "vanno costruite attraverso un percorso di confronto serrato nei singoli stabilimenti, a partire già da domani, prevedendo un incontro di ritorno al ministero del Lavoro che si dovrebbe tenere il 24 e 25 marzo prossimo: sarà quella la sede di una verifica conclusiva”.