Cresce la preoccupazione di sindacati e lavoratori per il futuro dell’Eurallumina, dopo l’incontro dello scorso aprile tra Rusal e sottosegretario Crippa quando, sostanzialmente, è stata confermata l’assenza di programmazione energetica conseguente allo stop al carbone nel 2025. "Ciò significa - si legge in una nota di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil della Sardegna - che, al momento attuale, il governo non ha risposte certe su come verrà garantita la fornitura di energia termica necessaria alla fabbrica di allumina, materia prima indispensabile anche alla vicina Sider Alloys".

Eppure, ricordano i sindacati, la soluzione c’è e passa per il riconoscimento della specificità della Sardegna - unica regione senza il metano - già presente nella vecchia Sen e "inspiegabilmente eliminata" dall'attuale governo. Tutto ciò rischia di compromettere la ripartenza di un pezzo determinante delle attività industriali, sul quale lo stesso ministro Di Maio ha però speso, nei giorni scorsi, parole rassicuranti.

Il tavolo di aprile era stato rinviato a una data da definire che, però, non è stata ancora fissata. Da qui la richiesta urgente di incontro al Mise inoltrata oggi, 7 maggio, dalle categorie nazionali Filctem Cgil, Femca Cisl, e Uiltec Uil per sollecitare un chiarimento, ottenere le dovute certezze sul riavvio degli impianti e  definire, finalmente, una soluzione strutturale che restituisca una prospettiva di sviluppo stabile e duraturo.

“Dopo ben dieci anni dalla fermata degli impianti causata dagli alti costi energetici e dal crollo dei prezzi nel mercato dell’allumina - si legge nella nota inviata al ministero - rischia di essere vanificata la possibilità di ripresa delle produzioni, sia a causa di importanti ritardi burocratici riguardanti il progetto di riavvio, sia per gli effetti del decreto dello scorso novembre a firma del ministero dell'Ambiente
sulla chiusura delle centrali a carbone”.

Filctem, Femca e Uiltec ricordano inoltre che il riavvio dell’Eurallumina - con i 245 milioni di euro di investimenti previsti, 357 posti di lavoro diretti e oltre 200 delle imprese d’appalto - porterebbe con se altri effetti positivi per l’intero territorio: la garanzia di approvvigionamento di allumina per la ex Alcoa, l’utilizzo massiccio di una fonte di transizione come il metano per la produzione legata al ciclo Bayer, una nuova prospettiva al polo energetico dell’Enel che, in virtù di accordi già sottoscritti, fornirà l’energia termica per far marciare gli impianti.

“Ora invece - denunciano i sindacati - l'impatto del decreto sulla chiusura delle centrali a carbone e l’assenza di risposte sulle alternative per l’approvvigionamento dell’energia necessario allo stabilimento rischiano di mettere di nuovo in discussione il progetto Eurallumina e così pure la ripresa di Syder Alloys”. Una situazione di incertezza quindi, che potrebbe essere letta negativamente anche dalla società russa, e rischia di vanificare tutto il lavoro svolto fino ad oggi, compromettendo definitivamente il futuro industriale dell'intero territorio.