L’Inps ha recentemente pubblicato l’Osservatorio sulle ore autorizzate di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) relativi al primo semestre 2025. Dal primo gennaio scorso in Emilia-Romagna sono state autorizzate 33,8 mln di ore di Cig (Cigo-Cigs-Cigd), in aumento del 20,5% rispetto allo stesso periodo del 2024 e del 102% rispetto al 2023. Si conferma nel 2025 un trend di crescita rispetto ai dati, già estremamente elevati, registrati nel 2024: nei primi sei mesi dell’anno in Emilia-Romagna sono già state autorizzate più ore di cassa integrazione che nell’intero 2022. A livello nazionale sono state autorizzate 305,5 mln di ore di Cig, in aumento del 21,8% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Bussandri, Cgil: “Il governo non vuole guardare in faccia la realtà della crisi”

 Massimo Bussandri, segretario generale Cgil Emilia Romagna

(foto Michele Lapini)

“Non si ferma – commenta Massimo Bussandri, segretario generale Cgil Emilia-Romagna – la corsa della cassa integrazione. Il campanello d’allarme per il Governo dovrebbe essere già suonato, ma si continua a fare finta di niente: a livello nazionale negli ultimi 28 mesi abbiamo registrato 27 mesi di calo della produzione industriale. L’ultimo rapporto Istat riferisce a maggio di un calo della produzione industriale dello 0,7% rispetto ad aprile. Dati che per alcuni settori manifatturieri sono semplicemente drammatici: fabbricazione dei mezzi di trasporto (-5,6%), farmaceutico (-5,2%), chimico (-4%), tessile e abbigliamento (-3,4%)”.

“Il governo – prosegue – continua a nascondersi nella sua propaganda e non vuole guardare in faccia la realtà: aumenta la cassa integrazione, cala la produzione industriale, aumentano le crisi aziendali. La crisi della manifattura dovrebbe essere al centro dell’agenda politica. Servono strumenti concreti per affrontare le crisi e politiche industriali in grado di governare la transizione ecologica e tecnologica. Una crisi che colpisce un modello produttivo precario e frammentato: a pagare conseguenze durissime sono anche le lavoratrici e i lavoratori occupati nelle filiere e lungo le catene di appalti e subappalti. In quei contesti sono particolarmente a rischio diritti e retribuzioni, condizioni di vita e di lavoro, a partire dalla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il Governo si occupa invece di provare ad aumentare la precarietà: dopo aver cercato nelle scorse settimane di rendere più difficile per chi lavora la richiesta di arretrati e differenze retributive, proprio ieri come Cgil abbiamo sventato il tentativo di prorogare fino a 48 mesi la possibilità di utilizzare contratti di somministrazione a tempo determinato.”

“I dati regionali – prosegue l’analisi di Bussandri – sono allo stesso modo preoccupanti. L’ultimo rapporto di Unioncamere Emilia-Romagna mette in evidenza per il primo trimestre 2025 un calo del 3,2% della produzione industriale regionale e la sofferenza in particolare di alcuni settori strategici per la nostra regione (moda, meccanica, automotive, ecc). Anche a livello regionale serve un cambio di passo per affrontare le cause della crisi della manifattura e per governare la giusta transizione, mettendo al centro la qualità del lavoro. Ci aspettiamo dalla Regione una spinta determinata in questa direzione, a partire dalla discussione per la manutenzione del Patto per il Lavoro e per il Clima”.