Ancora nessun accordo alla Condevo. L’azienda, produttrice di scambiatori di calore per caldaie a condensazione, con due impianti a Marudo e Vidardo (Lodi), il 31 gennaio scorso ha aperto la procedura per 34 esuberi. Una proposta respinta da Fiom Cgil e Fim Cisl, che hanno invece rilanciato, sollecitando l’adozione dei contratti di solidarietà. Ma nell’ultimo incontro (il sesto finora tra impresa e sindacati) il management ha detto no.

I licenziamenti, che riguardano un terzo del personale (complessivamente 98 dipendenti), non vengono ritirati: è muro contro muro. Secondo l’azienda, la decisione sarebbe la conseguenza della nuova normativa europea nell’ambito del processo della transizione energetica della Ue, che impone dal 2029 il divieto di vendita delle caldaie autonome a condensazione e dal 2040 la loro totale eliminazione.

L’azienda, nata nel 1895 e meglio conosciuta come ex Giannoni, attualmente possiede anche uno stabilimento a Štip (Macedonia del Nord), con circa 100 dipendenti, e ha realizzato una joint venture in Corea del Sud. Nel settembre 2023 la società aveva attivato una seconda tornata di cassa integrazione ordinaria a rotazione per 13 settimane, nel gennaio 2024 tutti i lavoratori erano poi rientrati in fabbrica.

Leggi anche

Lavoro

L’industria della cassa integrazione

Nelle imprese boom della cig, soprattutto di quella straordinaria. Da Nord a Sud, la mappa delle principali difficoltà aziendali nei vari settori

L’industria della cassa integrazione
L’industria della cassa integrazione

Gli esuberi, sempre a detta dell’azienda, riguardano quasi esclusivamente la produzione, dove appunto ci si attende un calo strutturale a causa della normativa europea, con 30 licenziamenti. I rimanenti quattro sarebbero stati individuati in due impiegati tecnici, un addetto commerciale e un impiegato amministrativo.

Obiettivo dell’azienda, sostengono i sindacati, è spostare la produzione nell’impianto di Štip, in quanto la Macedonia del Nord, non facendo parte dell’Unione Europea, non è assoggettata alle nostre regole comuni. Va anche considerato, aggiungono, il minor costo del lavoro: lo stipendio medio, secondo l’Istituto di statistica macedone, ammonta a 550 euro mensili.